Per Facebook le fotografie sono per sempre, come i diamanti. Secondo i ricercatori del laboratorio Security Group dell’Università di Cambridge (Gran Bretagna), le fotografie caricate dagli utenti rimangono sui server del famoso social network anche a distanza di trenta giorni dalla loro cancellazione. Tale fenomeno non interessa unicamente Facebook e coinvolge un ampio numero di social network che consentono agli utenti di condividere le loro foto online.
«I miei colleghi Jonathan Anderson, Andrew Lewis, Frank Stajano hanno realizzato con me un piccolo esperimento su 16 siti web per il social networking, il blogging e la condivisione delle foto scoprendo come in molti casi le immagini non vengano rimosse dai loro server che gestiscono le fotografie dopo essere state cancellate dal loro sito web principale. Spesso si teme che, una volta inviati i propri dati “tra le nuvole”, sia impossibile sapere con certezza quante copie di backup esistano e dove si trovino, e ciò fornisce una chiara dimostrazione di quanto le reti di distribuzione dei contenuti costituiscano un grande problema per la rimanenza dei dati» scrive Joseph Bonneau nel post da poco pubblicato sul blog Light Blue Touchpaper della Università di Cambridge.
Per realizzare il loro esperimento, i ricercatori hanno caricato una immagine su 16 differenti siti web con i permessi predefiniti per l’accesso ai file e hanno preso nota della URL della immagine caricata online. Lo studio è stado condotto lungo un periodo di trenta giorni per verificare la quantità di tempo necessaria per la rimozione dell’immagine inviata dai ricercatori. In 7 casi su 16, i siti web analizzati non hanno materialmente eliminato la foto dai server a un mese dalla sua cancellazione da parte del gruppo di ricerca. Tra questi siti spiccano alcuni famosi social network come Facebook, MySpace e Bebo.
Altri siti web si sono invece rivelati molto più reattivi nella cancellazione definitiva delle immagini, dimostrando di avere un miglior sistema di gestione delle fotografie sui loro server. La scomparsa dell’immagine inviata dai ricercatori della Università di Cambridge si è rivelata pressoché istantanea su Flickr, Orkut e Photobucket, mentre ha richiesto alcune ore per Picasa e Fotki, e alcuni giorni nel caso di Tagged e Friendster.
Secondo la ricerca, il ritardo nella rimozione delle fotografie caricate dagli utenti è solitamente dovuto all’architettura utilizzata dai siti web per la gestione delle immagini. Le fotografie risiedono su server dedicati dai quali i server per la gestione del sito web vero e proprio attingono per fornire i contenuti agli utenti. Tale soluzione consente di alleggerire i sistemi, ma comporta spesso che le immagini si accumulino nella cache dei server non consentendo una loro rapida e definitiva eliminazione.
I ricercatori suggeriscono ai grandi social network di focalizzare maggiormente la loro attenzione su questi aspetti, che in alcuni casi possono ledere la privacy degli utenti convinti di aver rimosso un’immagine che rimane invece ancora accessibile tramite la sua URL. Riprendendo la definizione di Larry Lessig, Bonneau e colleghi invitano a valutare l’obbligo di preservare la riservatezza dei dati degli utenti non come un problema legato alla legge, ma come un problema strettamente legato al codice e alla progettazione delle architetture nei network. Una maggiore attenzione in questo senso potrebbe forse ridurre il fenomeno delle decine di milioni di fotografie fantasma che ogni giorno si aggirano nella Rete.