Sembra non esserci pace per Facebook in tema di rispetto della privacy. Nonostante gli sforzi di Mark Zuckerberg e del suo staff, alcuni problemi del passato tornano a galla e nuovi problemi sono già all’attenzione di associazioni di consumatori e parlamenti.
La prima brutta notizia per il social network da settecento milioni di utenti è la lettera collettiva spedita dalle più importanti associazioni per la tutela dei diritti digitali alla Federal Trade Commission, la commissione di Washington che si occupa delle infrazioni delle regole del commercio statunitense: 14 pagine molto dettagliate e aggiornate che ripercorrono punto per punto le questioni sollevate in questi mesi, dalla gaffe sui cookies permanenti che ignoravano il logout dal sito, alle applicazioni ruba-profili, fino ai diversi problemi di settaggio della privacy.
Non va di certo meglio nel vecchio continente. Alle ormai consolidate indagini tedesche, ora si è aggiunta l’Irlanda. Gary Davis, il commissario europeo che si occupa di questi argomenti, viene proprio dal paese dove ha sede la base europea di Facebook ed è stato interpellato dagli attivisti anti-Facebook, di qua e di là dall’Atlantico, in merito alle preoccupazioni espresse già quest’estate su novità come il riconoscimento facciale.
Il deputato irlandese ha già assicurato che indagherà e a più largo spettro:
“Esamineremo la questione oggetto del reclamo, ma l’indagine sarà più estesa e cercherà di valutare la conformità di Facebook più in generale con la legge irlandese sulla protezione dei dati.”
La maggior parte delle lamentele e delle denunce riguardano la raccolta e la conservazione dei dati personali e alcuni tool che pregiudicano il controllo da parte degli utenti. Intanto dal quartier generale a Palo Alto arriva una prima reazione: Facebook si impegna a dare una risposta agli europei, contenuta nel prossimo report che ciclicamente l’azienda spedisce agli osservatori:
“La sede europea di Facebook in Irlanda gestisce la protezione dei dati in conformità alla normativa UE. Siamo regolarmente in contatto con il commissario irlandese e ci auguriamo di poter dimostrare il nostro impegno alla corretta gestione dei dati degli utenti durante questo controllo di routine.”
Ma i problemi non si limitano alle vecchie tecnologie, anche su quelle nuove sembra cadere qualche ombra. È il caso di Open Graph, il sistema algoritmico che permette al social network di valorizzare al massimo le interazioni tra gli utenti. Oggi su Techland, Harry McCracken, dopo i primi entusiasmi della f8, si chiede se questo sistema non sia troppo poco attento alla privacy.
Anche se non è ancora perfettamente funzionante, Open Graph ha la caratteristica di dare più profondità ai nostri like, alle nostre azioni, in un’ottica commerciale: le inserzioni su questo genere di siti devono essere sempre più precise. L’opzione, incrociata con la Timeline e con le tante applicazioni che adoperiamo sul social network, potrebbe portate all’effetto di una forte condivisione di molti dati in un solo colpo e a tempo indeterminato.