Facebook si apre totalmente. Già all’epoca della sua entrata sul mercato è stato il primo social network “open”, cioè il primo a consentire ai propri utenti di programmare applicazioni da utilizzare e distribuire, ma ora aprirà parti ancora più “intime” del proprio codice per un’integrazione maggiore in grado di figliare maggiori opportunità.
Voci vicine alla dirigenza del social network fanno infatti sapere che oggi stesso dovrebbe diventare ufficiale l’ampliamento delle parti di codice a disposizione degli utenti. Si tratta sostanzialmente dell’accesso al flusso di informazioni individuale. Ora sarà possibile programmare applicazioni (interne ed esterne al sito) che si appoggino su tale flusso. Sembra inoltre che la tecnologia grazie alla quale si potranno esportare tali informazioni sarà uno standard già usato anche da altri siti.
Dunque con il permesso dell’utente e in ottemperanza alle leggi sulla privacy sarà possibile per gli sviluppatori costruire applicazioni in grado di accedere a foto, notifiche, video e commenti del proprio flusso. Ciò significa che possono essere costruiti siti che discriminino le informazioni del flusso personale, che associno il materiale caricato ad altri account di altri servizi e via dicendo. Tutto quanto senza nessun costo da parte degli sviluppatori, i quali avranno accesso gratuito al codice.
Più apertura per il codice, ma non solo: una maggiore apertura nelle norme che regolano il comportamento degli utenti è quanto il social network ha perseguito fin da quando ha lanciato un referendum pubblico per chiedere una opinione condivisa sul cambio della policy del servizio. Dopo i disastri avvenuti a seguito dell’imprevisto cambio di policy che ha costretto la società a tornare sui suoi passi, Facebook ha infatti stabilito di lasciare ad una votazione popolare l’approvazione del nuovo Facebook Principles and Statement Of Rights And Responsibilities.
La votazione ha già avuto luogo nonostante la risposta non sia stata esaltante. Su 200 milioni di utenti registrati hanno partecipato appena in 600 mila, i tre quarti dei quali si sono pronunciati a favore del documento. L’idea inizialmente era che dovesse votare almeno il 30% degli utenti perchè il documento fosse considerato valido. Ora non è chiaro cosa si deciderà di fare per invogliare un maggior numero di utenti a partecipare a simili esperimenti di democrazia partecipativa.