C’era un tempo la cosiddetta Linea Rossa, il canale diretto con il quale il numero uno del Cremlino avrebbe potuto parlare direttamente con il Presidente degli Stati Uniti d’America. Oggi la guerra fredda è terminata, il mondo è cambiato ed al telefono sono state affiancate mille altre tecnologie. Ma c’è ancora una linea rossa ad unire Russia e Stati Uniti, e viaggia in valigette piene di dollari. Facebook la sta cavalcando, ed è proprio con i dollari russi che il più grande social network del mondo sta sostenendo le proprie attività (passate solo quest’anno, per la prima volta, in cash flow positivo).
Il CEO è americano, Mark Zuckerberg. Il denaro, invece, è russo e fa capo alla Digital Sky Technologies (DST). Quest’ultimo gruppo è già prepotentemente attivo sul web russo, controllandone gran parte del traffico. Fondata nel 2005 da Yuri Milner e Gregory Finger, la Digital Sky Technology è oggi una potenza del web internazionale e si sta facendo conoscere soprattutto per la propria intraprendenza nello scalare la proprietà di Facebook sostenendone tanto le attività quanto il valore. E trattasi di proiezioni di valore importanti: Facebook è uno dei pochi servizi online papabili di una prossima avventura IPO, e nel caso in cui la proprietà venisse aperta al mercato la pioggia di dollari derivante potrebbe essere una opportunità irrinunciabile per chi ha deciso oggi di investirvi il proprio capitale.
Il nuovo intervento della DST è stato quantificato in 100 milioni di dollari, il che va ad aumentare i precedenti impegni già controfirmati prima dell’estate. Facebook ha imposto una sola regola al gruppo: ogni ulteriore acquisti di azioni deve rispettare la clausola del diritto di precedenza agli impiegati del gruppo, così che possano monetizzare adeguatamente le proprie azioni acquisite quanto ancora il social network non era il fenomeno oggi universalmente riconosciuto. Le ultime due operazioni hanno consegnato alla Digital Sky Technology il 3.5% della proprietà, il tutto al prezzo di 14.77 dollari per azione. «A me hanno detto: “prendiamo quello che hai”»: mentre i dipendenti vendono e monetizzano, insomma, DST compra e scommette.
Curioso il ruolo della Russia nel proprio approccio al Web. Da una parte, infatti, v’è una evidente propensione rappresentata tanto dai dollari investiti quanto dai richiami ad un maggior rispetto da parte dell’ICANN; dall’altra, però, vi sono forti resistenze ideologiche e politiche rese evidenti tanto da alcune proposte di legge restrittive quanto da esperimenti quale può essere lo sviluppo di un browser proprio che limiti ad un proxy nazionale l’accesso ai servizi (sì, anche ai social network) stranieri.