Facebook sta testando una nuova funzione sulle proprie applicazioni mobile relativa alla possibilità di effettuare ricerche nel passato dei propri amici. Trattasi di un ingrediente potenzialmente rivoluzionario per il social network lanciato da Mark Zuckerberg, poiché consentirebbe un nuovo tipo di esperienza all’interno dei molteplici contenuti caricati dall’utenza (oltre 1,2 miliardi di account attivi).
La novità altro non è se non un passo ulteriore nell’accrescimento del cosiddetto Graph Search. Il passo è però in questo caso fondamentale, dal potenziale difficilmente immaginabile in questa fase: Facebook passa da una sorta di realtà bidimensionale basata sulla semplice istantaneità, ad una realtà tridimensionale nel quale il tempo gioca il proprio ruolo fondamentale. Nel momento in cui all’utenza è consentita una ricerca nel passato dei propri amici, infatti, è possibile far riemergere vecchi aneddoti, vecchie discussioni, vecchie immagini, vecchi ricordi e molto altro.
I contenuti archiviati sulle bacheche non potranno più essere esplorati soltanto in ordine cronologico inverso, insomma, ma anche cercati tramite apposito modulo che permette un accesso diretto a parole e concetti altrimenti destinati ad una sorta di forzoso oblio. Una apertura di questo tipo avrebbe inevitabili ripercussioni sotto molti punti di vista, partendo dall’advertising e finendo negli utilizzi che si possono fare del network. Il primo aspetto a fotografare le potenzialità del progetto potrebbe essere misurato sul numero di contenuti che, ripescati con un commento o un “mi piace” dal passato, potrebbero riemergere dando vita a nuovo coinvolgimento, nuovi legami, nuova attività.
La novità è al momento isolata a pochi tester che ne stanno sperimentando l’efficacia sulla propria app. La ricerca, spiega Bloomberg, sarebbe estesa tanto agli account personali quanto alle Pagine.
Facebook attende da tempo un passo simile e l’utenza sarebbe pronta fin da subito a sposarne le incredibili potenzialità. Il perdurare della fase di testing è probabilmente legata alla necessità di calibrare al meglio gli algoritmi, fermo restando il vincolo di rispetto per la privacy che nessun modulo di ricerca dovrebbe andare a forzare in alcun modo.