A partire dalla giornata di ieri, Facebook ha iniziato un cammino di apertura verso il mondo esterno, permettendo l’accesso al profilo dei propri utenti anche a coloro i quali non sono registrati presso il servizio di social networking. Dal comunicato ufficiale apparso sul blog di Facebook, si apprende infatti come ora non sia più necessario essere membri del servizio per poter effettuare delle ricerche all’interno del database utenti, ma sia sufficiente inserire un nome all’interno della casella deputata alla ricerca presente nella homepage. Nel corso delle prossime settimane, inoltre, la lista utenti sarà accessibile per la consultazione anche attraverso i principali motori di ricerca (Google, Live Search, Yahoo, eccetera).
Facebook, nel pieno rispetto della privacy dei propri utenti, offre loro la possibilità di scegliere se rendere o meno pubblico il proprio profilo agendo sui settagli relativi alla privacy; qualora un utente decidesse di essere visibile anche all’esterno del servizio di social networking, tutto ciò che verrà reso pubblico sarà comunque solamente la sua foto e il suo nome. «La ricerca pubblica contiene meno informazioni di quante sia possibile averne registrandosi», scrive Philip Fung
nel blog di Facebook, «quindi non esponete nessuna nuova informazione e avete il completo controllo sui risultati della ricerca pubblica».
La decisione ha però suscitato alcune perplessità: se da un lato l’esposizione parziale dei dati degli utenti porterà nuove persone ad avvicinarsi al servizio (bisogna infatti ricordare che per poter inviare un messaggio ad un utente o anche solo inserirlo tra i propri amici è necessario essere registrati presso il portale), dall’altro si punta il dito sulla possibilità che una maggior esposizione dei dati possa essere sfruttata per fini commerciali. A tale riguardo, Om Malik scrive sulle pagine di GigaOM: «tale mossa trasforma Facebook da un social network a una specie di Pagine Bianche del web. […] Con l’aumentare del database dei nomi, è solo questione di tempo prima che Facebook si trasformi in un motore di e-commerce. […] È un altro piccolo passo verso la violazione della privacy, grazie alla sempre crescente popolarità dei social network».