Facebook, evitati i rischi della class action

Facebook ha messo fine alla causa legale depositata contro la funzionalità "storie sponsorizzate", grazie a un accordo economico con i querelanti.
Facebook, evitati i rischi della class action
Facebook ha messo fine alla causa legale depositata contro la funzionalità "storie sponsorizzate", grazie a un accordo economico con i querelanti.

Facebook è stata recentemente oggetto di una causa legale depositata contro la funzionalità “storie sponsorizzate“, apparsa sul social network mesi fa. In base a quanto condiviso da Reuters, sembra che il team di Mark Zuckerberg abbia trovato un accordo economico per risolvere la questione. I dettagli circa l’esborso economico necessario a porre fine alla questione non sono stati diramati, ma con una mossa del genere il gruppo va ad evitare il pagamento di ben più cospicue somme di danaro per i danni che i querelanti avevano richiesto sotto forma di class action.

Le storie sponsorizzate consistono in annunci pubblicitari che appaiono a fianco del news feed di un iscritto al canale sociale e spesso includono il nome di quei contatti che hanno espresso il medesimo apprezzamento per il brand o prodotto pubblicizzato. Chi aveva avviato la causa legale riteneva che, con una feature del genere, Facebook violasse la privacy degli utenti proprio per l’inclusione, nell’advertising, del nome degli amici di un determinato iscritto. In pratica, il gruppo sfruttava un nominativo senza fornire allo stesso alcuna sorta di ricompensa e, soprattutto, senza chiedere il consenso per l’azione effettuata.

In passato, Facebook aveva chiesto al guidice di chiudere la causa ma qualunque richiesta era stata respinta. Dunque, un accordo economico di questo genere toglie un macigno dalle spalle del team di Mark Zuckerberg, proprio nei giorni in cui già registra un pesante flop in Borsa: il titolo FB continua a perdere valutazione al NASDAQ, dunque Facebook ha non solo la necessità di risolvere al più presto le denunce depositate contro la stessa (l’affair Yahoo in primis), ma anche di incentivare gli azionisti ad investire sulla piattaforma.

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