In queste ore Mariastella Gelmini sta raccogliendo la solidarietà di tutte le componenti del Parlamento per una serie di gruppi nati su Facebook contro la sua persona. Espressioni autenticamente solidali, va detto, ed in tono minore rispetto al passato quando le “brigate Facebook” erano identificate con il network ed il network stesso sembrava dover essere incubatrice e catalizzatore di ogni male della nazione.
Dichiarazioni solidali e condivisibili, che delegano alle parti competenti eventuali iniziative contro i responsabili senza urlare alla chiusura del network e senza avanzare iniziative censorie improvvisate: l’esperienza, forse, qualcosa ha insegnato alla politica e l’indignazione anti-Facebook si è fermata in questa specifica occasione ad uno stadio ragionevole. Rimane da capire quanto utile possa essere l’espressione di solidarietà di fronte alle sfide online ad un ministro: trattasi perlopiù di espressioni vuote che, sia pur se violente e del tutto inopportune, altro non sono se non una manifestazione di forza del tutto sterile. Aprire un gruppo su Facebook, del resto, è cosa del tutto semplice e urlare contro un ministro è spesso e volentieri più segno di scarsa personalità che non di reale attaccamento ad un qualche ideale.
Il ministro Gelmini, comunque, ha incassato oneste espressioni di solidarietà e se non altro può vantare al momento varie simboliche vittorie contro un carciofo, un asino, un’oca, un salame ed altre variegate entità che hanno sfidato il ministro a colpi di “mi piace”:
Scherzi di questo tipo a parte, l’esperienza dovrebbe insegnare anche ai ragazzi quanto poco utili e quanto poco intelligenti siano gli attacchi personali online (violenti, peraltro) contro una qualsivoglia persona terza. Ancor più se si tratta di un ministro. Non è mai troppo tardi per prendere seria consapevolezza di ciò che si fa in rete: bisogna pensare prima di cliccare “Invia”, perchè nulla passa inosservato ed ogni comportamento ha un suo significato.
Facebook è semplicemente il mezzo, ma la responsabilità dei contenuti è tutta in ognuna delle oltre 500 milioni di persone che ne nutrono le pagine. Ignorare le proprie responsabilità quando si agisce online può essere qualcosa di estremamente pericoloso. E, fin dall’immediato, qualcosa di estremamente sbagliato.