Facebook dovrà difendersi in tribunale dall’accusa di timelines.com, un sito che da due anni gli chiede i danni per aver utilizzato questo nome per la funzione a diario delle sue pagine. La società di Mark Zuckerberg aveva cercato di porre fine alla querela dimostrando il carattere generico del nome, ma un giudice le ha dato torto.
La diatriba legale tra Davide e Golia – da una parte un social network da un miliardo di utenti quotato al Nasdaq, dall’altra un sito con mille utenti attivi – è destinata dunque a durare almeno per qualche settimana o forse qualche mese, anche se le parti possono ancora trovare un accordo extra-giudiziario, oppure scegliere lo scontro, che inizierà il 22 aprile, giorno del primo jury trial, l’apertura di un processo incriminatorio con l’esame delle documentazioni da parte della giuria.
Quando nel settembre 2011 la Timeline Inc. aveva scoperto il nome del nuovo design del social network aveva denunciato Menlo Park per violazione del copyright, dato che questo nome era a suo parere confondibile con quello del suo servizio attivato due anni prima.
Per tutta risposta, Facebook ha in seguito controquerelato la società sostenendo che i marchi della Timeline non erano abbastanza distinguibili da giustificarne la protezione. Ma la notizia data da Bloomberg è che il giudice distrettuale John W. Darrah ieri ha deciso che Facebook non è riuscito a dimostrarlo, così che la prima azione legale può seguire il suo iter.
Naturalmente, come in numerosi altri casi già visti negli Usa, questa azione sembra destinata a concludersi con un risarcimento danni – vero obiettivo, peraltro esplicitato dal loro avvocato – dalla piccola società che ha creato un sito dove gli utenti possono visualizzare in modo ordinato eventi della loro vita o della storia secondo una cronologia. La richiesta è però, in partenza, esorbitante: tutte le entrate pubblicitarie di Facebook raccolte sulla Timeline da quando è entrata in funzione.