Facebook ha ufficialmente annunciato l’adozione degli hashtag all’interno del proprio social network. Sarà un processo progressivo che coinvolgerà gli utenti poco alla volta, ma trattasi di una novità destinata a farsi notare: gli hashtag, infatti, cambiano in parte la prospettiva fin qui adottata su Facebook e rendono la rete di Mark Zuckerberg in parte più simile a Twitter. Di fatto ne va a ricalcare anzi una delle funzioni aggregative principali, anche se con filtri e limitazioni che vanno ben oltre quel che invece fa il network dei cinguettii.
Gli hashtag sono parole chiave precedute da un cancelletto (es. #politica
), elementi che fungono da catalizzatori delle discussioni per agglomerare concetti, partecipazione e persone. Un hashtag consente di inserire un proprio intervento all’interno di un dibattito collettivo ed al tempo stesso consente di seguire tale dibattito, mettendo pertanto in evidenza chi sta parlando di cosa in un dato momento. Se fino ad oggi le aggregazioni su Facebook erano state composte attorno ad account, pagine e gruppi, d’ora in avanti si viene a creare un nuovo elemento: più liquido, di minor durata, ma di grandi potenzialità.
Nel presentare la novità, Facebook fa fin da subito riferimento ad uno degli ambiti di maggior potenziale: la televisione. Spesso e volentieri, infatti, si discute sui social network di quel che si sta guardando in tv, il che sarà ora facilitato dall’uso degli hashtag in grado di aggregare tutto quel che si sta dicendo di un particolare programma: l’hashtag è in grado di filtrare gli interventi sulla base dell’argomento, segmentando così le community personali per mettere in luce soltanto chi, dal proprio salotto, sta seguendo il medesimo spettacolo.
Gli hashtag trasformano argomenti e frasi in link cliccabili nei post sul tuo diario personale o sulla tua Pagina e aiutano le persone a trovare i post sugli argomenti a cui sono interessate. Per creare un hashtag, scrivi # (il simbolo di cancelletto) e poi un argomento o una frase scritta come singola parola, quindi aggiungilo al tuo post (es.: Oggi ho attraversato a piedi così tante colline! #San Francisco).
Gli hashtag su Facebook hanno però una caratteristica peculiare rispetto a Twitter ed altri: non rappresentano l’ordine primo di condivisione esistente. Tramite gli hashtag, insomma, non si accederà indiscriminatamente a qualsiasi bacheca, ma si potranno vedere soltanto i post i cui parametri di condivisione ne abiliteranno la lettura. In parole semplici: se si intende scrivere un post con hashtag #webnews
e si vuole far sì che tutti lo possano vedere, allora occorrerà fare in modo che il post sia condiviso con la specifica impostazione che non pone limiti alla pubblica visione:
Scegliendo l’opzione di condivisione “amici”, invece, si consentirà la visione del proprio post soltanto agli amici, inserendo pertanto la propria discussione relativa all’hashtag in un flusso ristretto (opzione estremamente utile nel momento in cui si intende discutere ad esempio di un programma televisivo, ma evitando il proprio post alla vista di sconosciuti).
Mentre gli hashtag tendono ad aggregare, insomma, le opzioni di condivisione tendono a segmentare. La massima consapevolezza di questi due ingredienti consentirà un uso ottimale dei propri spazi e delle proprie reti sociali per massimizzare la resa delle proprie comunicazioni e la qualità della propria presenza sul social network.
L’importanza di un cancelletto
Non è soltanto un cancelletto. Un hashtag è una dimensione nuova che il team di Mark Zuckerberg aggiunge al proprio social network, mettendo il tutto nelle mani degli utenti nell’auspicio che possano farne buon uso. L’hashtag, infatti, diventa un elemento aggregativo importante, ma al tempo stesso può diventare elemento di disturbo in caso di abusi o in quelle situazioni nelle quali un “trend” va ad inquinare la discussione collettiva diventando più fine che non mezzo di aggregazione.
Ad oggi non c’era un modo semplice per avere una ampia visione su quel che sta succedendo o su ciò di cui stanno parlando le persone
Per Facebook si tratta di un tassello mancante e probabilmente necessario, che apre a fortissime potenzialità. Si potrebbe immaginare infatti immediatamente all’impatto fortissimo che potrebbe avere l’hashtag sulle smart tv o sulla Xbox One: potrebbe filtrare in presa diretta il dialogo relativo ai programmi tv, portando sullo schermo televisivo il flusso desiderato e mostrando così le opinioni dei propri amici sul medesimo display (o su uno parallelo) sul quale si guarda il proprio programma preferito. Facebook peraltro parla soltanto di un «primo passo», lasciando intendere l’hashtag come semplice tassello di un progetto più ampio per aggregare e dar forza agli argomenti affrontati dalla community.
L’hashtag taglia trasversalmente le cerchie sociali ed offre sezioni di interesse di breve durata e forte intensità sulle quali spalmare la propria attenzione. Seguire un hashtag significa vedere in presa diretta non cosa viene detto da specifiche persone (come accade tipicamente su Facebook), ma cosa si dice in relazione ad un dato argomento: l’argomento, e non la persona, diventa il fulcro del flusso comunicativo.
Tardi, non a caso
Fino ad oggi Facebook aveva evitato di adottare l’hashtag poiché in parte avrebbe cambiato la forma mentis della propria community. Gli hashtag, infatti “twitterizzano” Facebook incoraggiando il dibattito pubblico a parziale danno del dialogo privato. Con il tempo, infatti, è ipotizzabile l’insorgere di nuove dinamiche di condivisione che porteranno milioni di persone a parlare di taluni argomenti usando condivisioni pubbliche, cosa che su Facebook fino ad ora era in parte scoraggiata in virtù della forza delle reti private di amicizie. L’hashtag apre sì una dimensione ed una potenzialità nuova per Facebook, insomma, ma al tempo stesso ne allenta in parte i nodi.
Twitter, Pinterest, Instagram, Google Plus: tutti hanno adottato gli hashtag. Non seguire questo filone sarebbe stato pericoloso, poiché se è questa la dimensione che andrà ad imporsi nel social networking allora Facebook avrebbe rischiato di rimanere indietro. Zuckerberg ha così strategicamente aspettato il momento giusto, raccogliendo l’opportunità nel momento in cui il rischio si è probabilmente fatto eccessivo.
Entro poche ore l’hashtag sarà parte di Facebook. I cancelletti inizieranno a popolare le bacheche di tutto il mondo. Con ogni probabilità aumenteranno le condivisioni pubbliche da parte di privati in cerca di popolarità, affiancando così gli hashtag delle pagine che per loro vocazione attingono al pubblico dibattito per attrarre attenzioni su di sé.
L’invasione degli hashtag ora è completa: quello che per una generazione era stato un semplice codice tecnico in adozione sulle tastiere dei telefoni, oggi è un elemento centrale del pubblico dibattito. E da oggi sarà adottato in questo modo da oltre 1 miliardo di persone iscritte al servizio di relazione sociale più popolato al mondo.