Se si parte dall’assunto che Facebook Home aggiunge il Gps a tutto quello che il social network già sapeva dei suoi utenti, non c’è dubbio che la privacy sarà nuovamente un argomento caldo dalle parti di Menlo Park. E già in queste ore, dai maggiori blog americani, qualche firma illustre comincia a stilare l’elenco dei se e dei ma.
La società di Mark Zuckerberg è perfettamente consapevole di dover rispondere alla sfida sicurezza e privacy con criteri di alto livello, sia per i trascorsi, sia perché ora è quotata in Borsa. Il ricco sistema di aggiornamenti, ad esempio, è pensato anche per questo obiettivo.
Tuttavia, resta facile immaginare quale sia l’elemento principale di ostacolo: la tensione fra rispetto della privacy e valore delle informazioni concesse dagli utenti con la loro attività. Le parole di Malik su GigaOm sono inequivocabili:
L’intera premessa di Facebook Home è che si tratta del cruscotto del mondo sociale. Vuole essere il pulsante di avvio per le applicazioni che si trovano sul vostro dispositivo Android (..) Il telefono è in grado di inviare costantemente informazioni al server di Facebook, quindi se il telefono non si muove da una singola posizione tra le ore 22:00 e le ore 6 per dire una settimana o giù di lì, Facebook può rapidamente dedurre la posizione dell’abitazione; Facebook sarà in grado di individuarla su una mappa, e da lì iniziare a costruire un profilo migliore, iniziare a correlare tutti i rapporti, tutti i luoghi, i negozi, le cene ai ristoranti. I dati dell’accelerometro all’interno del telefono possono dire se si sta camminando, correndo o in auto.
Questo sta per accadere, ed è troppo tardi per un dibattito. Tuttavia, il problema è che Facebook sta per utilizzare tutti questi dati non per migliorare la nostra vita, ma per rendere più mirato il marketing dei messaggi pubblicitari.
Pubblicità mirata? Meglio
Il concetto è molto noto e tutto sommato corretto, anche se lo stesso Zuckerberg nell’intervista a Wired non ne ha neppure fatto mistero. Per il fondatore di Facebook migliorare il target della pubblicità è una necessità che va incontro agli utenti, non contro. Argomento che lo assolve, se non altro per la sincerità: l’advertising è un fattore importante e trascinante dell’economia online. Nessuno la vorrebbe tranne quando si parla della propria.
C’è persino chi, partendo dalle stesse premesse, arriva a un conclusione diversa: gli annunci dovrebbero essere più mirati. Lo dice The Next Web in un articolo decisamente provocatorio:
Annunci più mirati. Se proprio devo avere la pubblicità, voglio che sappia quello che desidero prima di me e soddisfi le mie esigenze. Voglio che analizzino il mio comportamento e sappiano che probabilmente sto pensando di acquistare un nuovo telefono cellulare, oppure che siccome viaggio molto all’estero voglio una buona assicurazione, oppure che siccome ho camminato una media di 7.113 passi al giorno la scorsa settimana probabilmente dovrei andare di più in palestra.
Insomma, ci sono problemi da affrontare, a partire da una notificazione molto aperta che tende a eliminare ogni ostacolo alla conversazione (come piace ai più giovani, ormai quasi dipendenti dalla versione mobile), ma Facebook Home sarà accettato se gestirà la convivenza di comunicazione e advertising come elemento innovativo, integrato e utile nel sistema piuttosto che una contraddizione indesiderata. Altrimenti sarà normale che qualche utente si senta violato nella sua privacy. Anche quando tecnicamente non lo è.