Come prevedibile, gli effetti dello scandalo Cambridge Analytica che ha colpito Facebook non sembrano attenuarsi. Le autorità inglesi hanno chiesto un mandato per esaminare i server della società di analisi politica Cambridge Analytica per verificare l’eventuale presenza dei dati illegittimamente utilizzati. Lo stesso social network ha fatto sapere di aver assunto un team forense per investigare sulla società di analisi politica che ha manipolato senza autorizzazione i dati di 50 milioni di iscritti della piattaforma per aiutare Trump nella sua campagna politica delle Presidenziali del 2016.
Lo scandalo, come noto, è emerso in tutta la sua gravità nel corso dello scorso weekend. A seguito di alcune inchieste del New York Times e del Guardian, era stato possibile scoprire che attraverso un’applicazione all’apparenza innocua, il professore Aleksandr Kogan aveva raccolto i dati personali di milioni di iscritti che erano stati poi trasmessi senza autorizzazione a Cambridge Analytica per costruire un sistema che potesse profilare i singoli elettori statunitensi con l’obiettivo di creare una campagna pubblicitaria di stampo politico ad hoc. I fatti risalgono al 2015 e il social network aveva chiesto a tutti i soggetti coinvolti di cancellare tutti i dati acquisiti, cosa che non è stata fatta.
Le inchieste del New York Times e del Guardian hanno portato alla luce quanto accaduto in tutta la sua gravità e Facebook è intervenuto chiedendo gli account di Cambridge Analytica e di tutti i soggetti coinvolti. Ma quanto fatto non è bastato per frenare l’indignazione e le preoccupazioni del mondo politico. Il Parlamento Europeo ha sottolineato la pesante violazione della privacy che gli utenti hanno subito ed ha già annunciato che sarà svolta un’indagine.
Facebook, inoltre, dovrà comparire davanti alla Commissione d’inchiesta americana per il voto delle Presidenziali americane del 2016 per spiegare le implicazioni di Cambridge Analytica. Anche Londra ha chiesto che il social network si presenti a spiegare quanto successo visto che Cambridge Analytica ha avuto un ruolo importante anche nella campagna politica del referendum che ha portato alla Brexit.
Il baricentro del problema è nella gestione dei dati degli iscritti che sembrerebbero non essere al sicuro. Troppe applicazioni possono avere accesso a queste informazioni ed il timore è che si possano verificare altri casi “Cambridge Analytica” in futuro se Facebook non troverà una soluzione.
Nel frattempo, Facebook, attraverso questo team di fresca nomina, indagherà su quanto affermato da Cambridge Analytica a seguito dello scandalo e cioè che ha già provveduto ad eliminare i dati incriminati. Il social network, dunque, indagherà se queste affermazioni corrispondono a verità oppure no, in quanto se questi dati esistessero ancora rappresenterebbero una gravissima violazione alle politiche della piattaforma.
Ad aggiungere benzina al fuoco delle polemiche anche l’indiscrezione che Alex Stamos, capo della sicurezza dei dati di Facebook, avrebbe potuto lasciare la società entro la fine dell’anno. La sua partenza, secondo le fonti, sarebbe il risultato dei disaccordi su come gestire il problema della disinformazione sul social network.
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Alex Stamos è poi intervenuto affermando che non lascerà la società sebbene il suo ruolo sia cambiato.