Sheryl Sandberg è la Chief Operating Officer di Facebook. In precedenza era stata in Google, alla guida di progetti quali AdWords e AdSense. Sheryl Sandberg, se parla di pubblicità e di crescita, asserisce a concetti derivati con cognizione di causa. Per questo è importante il suo punto di vista, soprattutto quando accenna ad un confronto tra Facebook e Google riconsegnando al primo un ruolo di primo piano nell’advertising che verrà.
Sheryl Sandberg ha tenuto uno speech in occasione di un evento del Churchill Club di Palo Alto e non ha esitato a parlare di Facebook come di una grande promessa ed una grande sorpresa. La sorpresa deriva dal fatto che la redditività del gruppo è giunta prima ancora di quanto auspicato e tutto ciò grazie ad un tasso di crescita costante e superiore alle aspettative. La promessa è invece relativa al potenziale che il gruppo ritiene di poter ancora esprimere: «Se si guarda alla spesa pubblicitaria a livello globale, parliamo di un affare di circa 640 miliardi di dollari all’anno. Solo il 10% della domanda viene soddisfatta, che è più o meno quel che fa Google con il servizio di ricerca. Il punto in cui noi ci collochiamo nel mercato della pubblicità è in quello della “demand generation”, che è il restante 90% della piramide».
Il potenziale, però, non potrà essere espresso se non tramite un costante e coraggioso inseguimento dell’innovazione. «Il rischio è quello di non fare abbastanza», il che lascerebbe ampi spazi di recupero alla concorrenza. Facebook, invece, intende imporsi l’autocoscienza del fatto che solo tramite i cambiamenti sarà possibile migliorare i risultati ottenuti e tutto ciò anche quando le proteste sembrano ostacolare il processo evolutivo: quando i recenti cambiamenti della homepage hanno creato una lunga ondata di critiche, infatti, Facebook ha evitato lo scontro ed ha proseguito. Questo perchè, spiega la Sandberg, il tasso di crescita rimaneva comunque costante: «Sappiamo che non stiamo facendo la cosa giusta quando gli utenti non crescono ed il coinvolgimento non sale». I risultati, dunque, sono il termometro che Facebook considera: in assenza di febbre, la medicina è quella giusta.
Sheryl Sandberg ha inoltre creato un distinguo operativo rispetto a Twitter, servizio concorrente ma basato su principi completamente differenti (identità e condivisione per Facebook, anonimato e broadcasting per i cinguettii rivali). Infine un mea culpa: per oltre una settimana alcuni utenti sono stati tenuti fuori dal social network a causa di un problema tecnico che il team degli sviluppatori ha faticato a risolvere. «Troppo lenti», ammette la Sandberg: il gruppo si impegnerà a migliorare la propria tempistica di intervento, così che problemi simili non si debbano ripetere e l’utenza non debba rimanere senza Facebook per tempi superiori allo stretto necessario per gli interventi di ordinaria manutenzione.