Se fin qui le riflessioni sul fenomeno Facebook e sulla sua quotazione in borsa sono state oggetto di discussione collettiva, entro pochi giorni diventeranno anzitutto un oggetto di riflessione personale: investire o non investire nelle azioni del social network? L’IPO è stata fissata per il 18 maggio prossimo ed il 17 maggio verrà formalizzato il prezzo di apertura delle azioni. Fino a quel giorno il range di quotazione è stimato tra i 28 ed i 36 dollari per azione, con una capitalizzazione comunque al di sotto dei famigerati 100 miliardi di dollari che in molti avevano intravisto per il gruppo di Mark Zuckerberg.
Secondo le informazioni trapelate nelle ultime ore, la quotazione avrà però alcune caratteristiche differenti rispetto ad iniziative omologhe, tra le quali una maggior quota di proprietà nelle mani dei piccoli investitori. Se fino ad oggi tale porzione era indicata nell’ordine del 15% del totale, in questo caso si potrebbe salire al 25% per ragionamenti dettati probabilmente dall’opportunità di accogliere la domanda delle persone comuni, le quali vivono Facebook in prima persona (all’interno di una community giunta ormai a quota 900 milioni di utenti) e che potrebbero pertanto desiderare di investirvi parte dei propri risparmi. La parte restante delle azioni, come da tradizione, sarà nelle mani di fondi di investimento ed altre entità che acquistano in massa e presso le quali Mark Zuckerberg opera già da tempo per mettere in luce le qualità della propria proposta.
Facebook avrebbe coinvolto nell’IPO anche E*Trade, piattaforma riservata all’utenza USA tramite cui acquistare e vendere azioni in prima persona ed a basso costo: sarà probabilmente questa la prima scelta per i piccoli investitori che intendono portare nel proprio portafoglio azioni Facebook. E*Trade è già stata coinvolta in altre IPO, ma proprio sul gruppo di Menlo Park la piattaforma sembra ritagliarsi un ruolo di particolare importanza proprio in quanto ponte low-cost verso i piccoli investimenti (con i quali però altri gruppi avrebbero organizzato IPO ancor più generose, riportando così Facebook nell’alveo di una IPO “normale”).
Un primo esperto del settore finanziario, nel frattempo, ha scelto di sbilanciarsi con una prima previsione: Stern Agee analista Arvind Bhatia, ha fissato in 46 dollari il prezzo obiettivo delle azioni entro i prossimi 12 mesi. Michael Pachter, analista Wedbush, conferma la sensazione ed il giudizio “buy” con un prezzo obiettivo da 44 dollari. Se il trend fosse confermato, Facebook avrebbe messo in cassa nel primo anno al Nasdaq una crescita importante, confermandosi come il nuovo anti-Google e ritagliandosi questo ruolo anche e soprattutto nel mondo dell’advertising online (la prima delle fonti di reddito del gruppo). L’analista ha previsto inoltre per il social network la possibilità di triplicare introiti e margini entro i 5 anni successivi all’IPO, il che potrebbe essere determinato tanto da un aumento ulteriore della community (oggi a 900 milioni di utenti, ma proiettata in questa stima a quota 1,5 miliardi), quando da una maggior redditività dei singoli utenti tramite nuove offerte, nuovi servizi e maggior capacità di monetizzazione.
Acquistare o non acquistare azioni Facebook? La borsa traccia rette proprie ed oggi i riferimenti sono tanti per poter giudicare. Il successo della community non significa però necessariamente il successo finanziario, il che lascia un’alveo di rischio attorno alla quotazione raccogliendo enorme curiosità per quella che sarà indubbiamente l’IPO dell’anno. Warren Buffet, da parte sua, se ne chiama fuori spiegando che le IPO nella maggior parte delle occasioni non rappresentano una buona opportunità. Parole da prendere con le molle, comunque, poiché proveniente da una delle persone più ricche del mondo e le cui riflessioni sul mondo della finanza sono spesso ispirate al lungo periodo ed a posizioni conservative dettate dalla non-ricerca della grande occasione. L’acquisizione di Instagram ha lanciato ulteriori dubbi sull’azienda in virtù dell’oneroso prezzo pagato, mentre dal punto di vista legale sono soprattutto le pressioni di Yahoo a costringere ad una riflessione ulteriore.
Grandi rischi, da sempre, implicano grandi opportunità. E viceversa. La cosa sembra essere oltremodo confermata con Facebook, il cui valore reale sarà presto pesato in borsa per poter essere finalmente raffrontato, denaro alla mano, con quello dei principali competitor.