L’esordio di Facebook nella quotazione al Nasdaq ha un primo punto fermo: 38 dollari, la quota dalla quale partiranno le contrattazioni al momento dell’apertura della giornata a Wall Street. L’esordio è confermato per oggi stesso, con oltre 400 milioni di azione immesse sul mercato alla ricerca di nuovi fondi con i quali finanziare le attività del gruppo. Il simbolo che contraddistinguerà Facebook sul mercato azionario sarà “FB”.
Stando alla cifra indicata con apposito comunicato ufficiale, la fatidica soglia dei 100 miliardi di capitalizzazione all’esordio è stata superata: si partirà da 104 miliardi, in attesa di capire cosa dirà la legge della domanda e dell’offerta. A questo livello di offerta la raccolta complessiva sarà pari a 16 miliardi di dollari. Da più parti si guarda con crescente curiosità alle azioni del gruppo poiché la natura del social network è ancora per molti versi sfuggente: mai si era vista una community tanto vasta giungere alla quotazione in Borsa e mai, al tempo stesso, una azienda tecnologica aveva esordito al Nasdaq con tale livello di capitalizzazione.
Un caso senza precedenti, insomma, che sarà guardato dagli investitori di tutto il mondo con estrema curiosità. Chi intravede possibili problemi di advertising, chi considera le azioni un must, chi ipotizza la nascita della nuova Google, chi teme la fragilità della partecipazione dell’utenza come elemento debole della catena, chi bada anche alla quotazione del dollaro come possibile elemento che consiglia quantomeno una saggia attesa. In ognuno di questi casi v’è però estrema attenzione alla questione, poiché Facebook è giocoforza un nome di grandissimo prestigio e la sua ascesa a Wall Street segnerà, comunque vada, una svolta per le “blue chip”.
Quella di Facebook è una ascesa rapidissima, per un gruppo che giunge alla quotazione dopo aver già conquistato il cuore di milioni di utenti ed aver già visto celebrata la propria fondazione in un celebre film. La figura di Mark Zuckerberg è un’icona fin da subito ed anche i suoi 28 anni saranno un elemento che verrà in qualche modo soppesato a Wall Street: la figura del CEO è infatti fortemente identificata nel brand, il suo controllo sul board è pressoché totale e la sua leadership dovrà dimostrare carisma e visione. Tutti elementi che, ad oggi, è stato difficile valutare direttamente poiché all’ombra di una dimensione privata che non obbligata a verifiche trimestrali che d’ora in poi, saranno le nuove pagelle dell’ex-studente di Harvard.