Facebook vuole investire di più sulla connessione mobile. Lo ha detto prima del lancio del Borsa, tutti gli osservatori dicono che la ragione principale dei timori degli investitori risiede nella scarsa penetrazione del marchio nel settore dominato da Apple e Google, con i sistemi operativi iOS e Android e rispettivi app store. Ora Menlo Park annuncia una grande novità: ha deciso quale sarà l’ecosistema mobile nel quale circolerà il denaro.
Con un post sul blog degli sviluppatori, la società spiega che fra le tante formule possibili per un sistema online di pagamento, Facebook ha deciso di semplificare le transazioni tramite il direct-to-carrier, cioè la fatturazione al cliente direttamente sulla bolletta telefonica.
Facebook ha firmato contratti con i maggiori operatori di telefonia già in 30 paesi del mondo, che comprende tutti e quattro i vettori principali negli Stati Uniti (AT & T, Sprint, T-Mobile e Verizon) e nel Regno Unito (02, Orange, T-Mobile, Tre e Vodafone), ma ci sono molti altri paesi, compresa l’Italia (qui l’elenco dei paesi e gli operatori). L’obiettivo? Dare vita a un proprio ecosistema. Attenzione: nulla a che vedere con la possibilità che Big F produca un proprio telefonino. L’ambiente serve a monetizzare le applicazioni.
Nei prossimi mesi sarà molto più semplice acquistare al volo tramite uno smartphone un gioco o un’applicazione qualsiasi navigando nella versione mobile di Facebook, m.facebook.com. Da una media di sette passaggi si passerà a un click soltanto.
Per gli sviluppatori, l’integrazione del nuovo sistema di pagamento dovrebbe essere relativamente facile (almeno stando alle istruzioni del blog). Si tratta di legare le opzioni di pagamento all’interno di un’applicazione, una semplice API e un paio di righe di JavaScript. Questo passaggio potrebbe fare la differenza per Facebook, alle prese con la grande sfida di credibilità della Borsa ma soprattutto con quella di catturare le giovani generazioni meno legate al PC desktop e sempre connesse con lo smartphone.
Facebook è un social network, non un app store, ha un numero gigantesco di utenti, e questo gli aveva fatto credere che bastasse legare il suo social graph con il centro applicazioni per spingere sul mobile, ma non è stato così. Ora ha capito che deve anche semplificarlo prendendo esempio dalla concorrenza.