La prossima app mobile di Facebook, in distribuzione presumibilmente entro la metà del mese di marzo, sarà in grado di tracciare gli spostamenti degli utenti registrandone continuamente la posizione. Si tratta di una novità ovviamente non finalizzata al “pedinamento” virtuale, quanto bensì allo sfruttamento della posizione dell’utente con finalità specifiche ed al servizio dell’utente stesso. La distinzione tra “pedinamento” e “geolocalizzazione”, due facce della stessa medaglia, costituirà il sottile filo rosso su cui correrà l’impatto della novità tra l’opinione pubblica.
Una applicazione di questo tipo sarebbe pensata per monitorare costantemente la posizione dell’utente, tanto durante le attività online quanto durante gli spostamenti senza lo smartphone attivato. Tale procedura consentirebbe all’utente di rimanere sempre connesso alla propria community ed alle informazioni che vi gravitano all’interno, ottenendo così una esperienza arricchita della propria vita reale grazie agli input provenienti dal social network. Ad intuito è possibile immaginare ad esempio come Facebook possa segnalare all’utente quali altri amici siano nei paraggi, oppure possa veicolare informazioni dalle attività locali sulla base della posizione dell’utente stesso (magari dando forma a sistemi di coupon alla stregua di Groupon e simili).
[nggvideo id=246051]
L’identificazione continua e passiva degli spostamenti dell’utente consentirebbe inoltre non solo di offrire servizi, promozioni o informazioni legate alla posizione dell’utente, ma permetterebbe anche di tracciare gli spostamenti abituali per sfruttare la routine consolidata con proposte ulteriori e servizi ottimizzati su schemi costruiti attorno alla singola persona. La profondità di conoscenza dell’utente andrebbe così ben oltre i soli “mi piace”, arrivando ad un livello molto più completo e significativo anche in termini commerciali.
Le possibilità conseguenti sarebbero ovviamente molte, così come molti sarebbero i possibili problemi ricavabili da un monitoraggio tanto capillare e continuo: Facebook, già nell’occhio del ciclone in tutto il mondo per il modo in cui ha forzato e deviato il concetto di privacy, sarebbe ancora una volta al centro dell’attenzione per il modo in cui raccoglie ed archivia informazioni dalla propria utenza.
L’app va giudicata inoltre ad un livello ulteriore: controllare e poter analizzare gli spostamenti di oltre un miliardo di persone (fatta salva l’ipotesi per cui un giorno la maggior parte della community accederà al social network in mobilità) significa poter avere un impulso senza pari in termini di “big data“, potendo trarre lucro così anche dalla combinazione delle informazioni e dal loro utilizzo massivo.
La sfida principale sarà in termini di privacy, poiché sul fronte dell’utenza la partita sarà semplice: offrire servizi aggiuntivi è spesso quanto basta per ottenere il consenso degli utenti, la cui piena formazione in termini di gestione delle proprie informazioni fa la differenza tra un consapevole uso dello strumento ed un pericoloso abbandono alle impostazioni standard dello stesso.