Ci sono novità per le chiamate audio e video su Facebook Messenger, in generale su quelle che vengono chiamate Conversazioni Segrete. Facebook sta infatti testando attualmente le chiamate audio e video all’interno delle cosiddette Conversazioni Segrete, cioè le chiamate criptate, che in realtà fanno parte del servizio già dal 2016.
Insomma le chiamate sia audio che video a breve potrebbero diventare criptate per una maggiore privacy (non si sa ancora se su Android, iOS o entrambe), almeno secondo la ben informata Jane Manchun Wong, che ogni giorno svela le novità dei più popolari social media. Andando a scavare nel codice dell’app, Wong ha trovato anche i lavori in corso per l’integrazione di Voice Assistant all’interno dell’app principale di Facebook.
Facebook Messenger is testing Video/Audio calls over Secret Conversation pic.twitter.com/aNgnvtzsBf
— Jane Manchun Wong (@wongmjane) October 31, 2019
Per l’occasione è stata condivisa anche una schermata, che rivela inequivocabilmente le chiamate criptate all’interno delle chiamate audio e video di Facebook Messenger. Basterà quindi avviare una chiamata da una Conversazione Segreta, tramite i pulsanti in alto a destra indicati nell’immagine. Questi pulsanti attualmente non esistono nell’app che tutti hanno scaricato dal Play Store o dall’App Store.
Questa novità fa parte di un’idea molto più grande, che lo stesso CEO di Facebook Mark Zuckerberg ha raccontato qualche mese fa durante la solita conferenza F8: garantire più privacy all’interno delle sue app. I politici ovviamente non gradiscono questa scelta, ma sono stati comunque “ripagati” in qualche modo.
A differenza di Twitter, infatti, Facebook permette ancora le pubblicità elettorali, ma sopratutto per queste eviterà il fact-checking dei politici. Significa che i politici potranno letteralmente mentire nelle pubblicità: questo per Facebook significa garantire la libertà d’espressione, ma chiaramente molti osservatori non sono d’accordo. na cosa è diffondere organicamente un messaggio, un’altra è la possibilità di pagare per mentire e così “sporcare” l’opinione pubblica, che un giorno andrà al voto.