Facebook sta per essere quotato in Borsa: la notizia ha fatto il giro del mondo, ma da dietro le quinte dell’azienda che ha appena presentato la documentazione alla SEC emergono i rischi che potrebbero intaccare la solidità del social network. Primo su tutti, la mancanza di un servizio adeguato per la telefonia mobile, o quanto meno proficuo.
Proprio a sostegno di quei 5 miliardi di offerta pubblica iniziale (Ipo), Facebook ha infatti dovuto allegare un documento in cui identifica i servizi mobile come fondamentali per garantire la continua crescita degli utenti, ma che da questi la società di Mark Zuckerberg non ricava alcun profitto diretto – anche se la capacità di farlo non dovrebbe mancare.
In pratica, se un giorno tutti gli iscritti al social network in blu smettessero di collegarsi dal PC, magari preferendo il tablet o lo smartphone, Facebook andrebbe in rovina. La società stessa, consapevole del pericolo, ha evidenziato le potenzialità del mercato pubblicitario verso cui starebbe dirigendo la sua attenzione, prevedendo persino un tasso di crescita annuo del 64%, cioè 17,6 miliardi di dollari nel 2015.
D’altronde, la maggior parte delle entrate di Facebook provengono dalla pubblicità: l’85% dei ricavi, per essere precisi, nel 2011 derivò dalla pubblicità. Eppure, nonostante nel dicembre scorso si registrarono ben 425 milioni di utilizzatori mensili dei servizi mobile, il social network resta indietro. L’azienda di Zuckerberg dovrebbe almeno garantire, infatti, una continua innovazione, che – bisogna riconoscerlo – per quel che riguarda il mondo del mobile non gli appartiene, ma – dice – sta dedicandogli notevoli risorse.