Cosa penserebbe l’utente medio se il suo numero di telefono fosse esposto di fronte ad 1 miliardo di persone? Tutto ciò avrebbe potuto potenzialmente essere possibile, se non fosse per la scoperta e la segnalazione di un ricercatore armato semplicemente di curiosità e fantasia.
Collezionare centinaia di milioni di numeri di telefono con tanto di nome del titolare sarebbe stato alquanto semplice. Facebook, infatti, consente di sincronizzare in automatico le rubriche telefoniche per mezzo di una applicazione, ma questa funzione, se priva di limiti, si dimostra essere eccessivamente indiscreta e deleteria.
Suriya Prakash, questo il nome del ricercatore autore della scoperta, ha semplicemente immaginato ciò che con un semplice software si sarebbe potuto fare: inserire numeri di telefono casuali, effettuare una ricerca per la sincronizzazione e scoprire così (per poi collezionarli) a chi avrebbero fatto capo. La maggior parte dei numeri di telefono inseriti su Facebook è accessibile in virtù della semplice inerzia dell’utente nel settaggio delle impostazioni per la privacy: chi non ha protetto il proprio numero da sguardi indiscreti, consentendo soltanto agli amici di accedere a questo tipo di informazione, ha potenzialmente messo in mano a chiunque il proprio contatto telefonico.
Prima di ricevere l’attenzione sul problema da parte di Facebook, Suriya Prakash ha dovuto scrivere più volte al team di Mark Zuckerberg dimostrando ogni volta quale stratagemma avesse ideato per aggirare le limitate misure di protezione poste in essere dal social network. Alla fine il risultato è stato raggiunto: Facebook ha imposto limiti alle ricerche sul proprio database, evitando così abusi da parte di eventuali malintenzionati su quella che è una delle banche dati più importanti, vaste e delicate del pianeta.
Ogni utente ha comunque a disposizione uno strumento principe in grado di affossare ogni pericolo a prescindere dalle debolezze della protezione del social network: la consapevolezza. Agire con cognizione di causa sulle impostazioni di Facebook, aprendo soltanto agli amici le informazioni che si considerano delicate, significa rendere più sicuro il proprio account al cospetto di eventuali azioni esterne di raccolta dati. A garanzia della propria persona e della propria dimensione online.