L’ultima trimestrale di cassa di Facebook ha blindato la posizione di Mark Zuckerberg. Il gruppo, dopo una lunga (e non semplice) cavalcata, ha convinto tutti: non solo il social network si è confermato come re assoluto del settore, ma anche dal punto di vista finanziario l’azienda ha dimostrato di saper reggere la prova di Wall Street. Ora si apre un nuovo capitolo e la sensazione è anzitutto quella per cui Zuckerberg non abbia più fretta.
Il CEO ha buon gioco a svincolarsi dall’urgenza della verifica di breve periodo: la bontà delle attività messe in cantiere è dimostrata dai conti e ora, se l’azienda vuole diventare a tutti gli effetti una “over the top”, deve poter scommettere sul lungo periodo senza preoccuparsi troppo delle verifiche di breve gittata. Zuckerberg lo dice a chiare lettere: la ricerca, le acquisizioni e le assunzioni alzeranno l’asticella dei costi, riducendo eventualmente quella dei margini, ma tutto ciò è finalizzato a una nuova e ulteriore crescita, verso nuovi e ulteriori traguardi.
Le dichiarazioni di Zuckerberg nel post-trimestrale disegnano anche brandelli di futuro. Ad esempio il gruppo intende creare nuovi sistemi di pagamento legati all’advertising, senza comunque sostituirsi al ruolo dei partner e focalizzando tutto su identità e visibilità per massimizzare i rendimenti. Tra le ipotesi, inoltre, anche nuovi spazi a metà tra il pubblico e il privato, ove l’utenza possa esprimersi meglio ragionando in gruppi estesi (100-150 unità) con un controllo della privacy che si posizioni a metà tra un blog e una email: piccole comitive, insomma, raccolte attorno a specifici interessi e pensate per la condivisione di materiale utile.
Un grosso valore è inoltre ancora nel cassetto: miliardi di post sono caricati ogni giorno e Facebook non ha ancora consentito agli utenti di effettuare ricerche specifiche su quello che è il contenitore più grande del Web. Nemmeno Google vi ha accesso: il tesoretto è nella sola disponibilità di Facebook, che avrà ora l’opportunità di valutarne le modalità di monetizzazione futura. L’ipotesi di un motore di ricerca interno è tutt’altro che da escludersi, ma al momento non è chiaro come possa concretizzarsi, come possa essere pensato in termini di business e quali ricadute potrebbe avere sul modo di intendere la ricerca online.
Al momento trattasi di semplici nuove potenzialità, nuovi modi per estendere l’impero consolidatosi attorno alle amicizie e ai “mi piace”: per aumentare margini e fatturati, Facebook ha il dovere di esplorare aree nuove, rimanendo nell’alveo della propria natura, ma cercando nuove aree di espansione laddove la forza trainante di una community da 1,2 miliardi di persone è in grado di cambiare le regole del gioco.