Facebook protagonista di una nuova giornata nera. Dopo il clamoroso flop al debutto di metà maggio, la società di Mark Zuckerberg ha fatto segnare ieri un nuovo record negativo, con il valore delle azioni precipitato a quota 17,55 dollari, prima dell’intervento del CEO che ha risollevato almeno in parte una situazione disastrosa sotto ogni punto di vista: “Non venderò la mia quota prima di dodici mesi”. Parole sufficienti a riportare il titolo sopra i 18 dollari, ma non di certo a infondere negli investitori la fiducia necessaria per recuperare i 50 miliardi di dollari andati in fumo nel giro di poche settimane.
Ma chi è il principale responsabile del fallimento finanziario di una delle più attive e vivaci società del panorama Web? La redazione del New York Times non ha dubbi e, in un articolo pubblicato lunedì, punta il dito con decisione contro David Ebersman. Il 42enne CFO (direttore finanziario) avrebbe concesso troppa fiducia alle banche, stabilendo un prezzo di vendita iniziale per le azioni eccessivamente alto, causando così il crollo immediato del valore subito dopo l’ingresso nell’indice NASDAQ.
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Nonostante i risultati dell’offerta pubblica iniziale non siano stati quelli attesi, Ebersman e i suoi collaboratori restano comunque al loro posto. La promessa formulata ieri da Zuckerberg potrebbe dunque non essere finalizzata solamente a raddrizzare l’esito dell’ennesima giornata storta, ma frutto di considerazioni che il fondatore e CEO di Facebook potrebbe aver fatto pensando a un recupero nel medio o lungo termine. Dopotutto, considerata la genesi del social network, la lungimiranza non è di certo una dota che gli manca.