Ha esordito negli uffici di Facebook Italia a Milano il primo Forum delle PMI, la versione italiana degli SMB Council che il social network ha organizzato in nord america, India, Brasile, Germania, e ora anche nel Belpaese. Big F è già la piattaforma pubblicitaria delle piccole e medie imprese, ma è necessario un ascolto reciproco, perché le sfide non mancano.
Chi commercia in acque, chi produce fibre, chi ha la fila di persone venute per assaggiare un panino speciale con burrata e tartare di tonno, chi realizza meravigliose scarpe e chi gioielli, chi fa cucina tradizionale nel cuore di Firenze, chi accoglie turisti da tutto il mondo con la sua cucina multietnica a Roma. Non avrebbero quasi nulla in comune se non ci fosse Facebook che li ha riuniti nella sala al quinto piano nel palazzo milanese dove ha sede: una manciata di storie emblematiche per l’uso creativo ed efficace delle pagine social con le quali stabilire o incrementare un successo di comunicazione. A parlare con loro, e ad ascoltarli, Marco Grossi, responsabile di SMB Facebook per Europa e Medio Oriente, in un briefing di apertura dell’intera giornata programmata per discutere di progressi, soluzioni, idee e nuove sfide di business insieme ai team di Facebook e Instagram.
Che l’Italia sia il quinto paese del mondo a ospitare un forum sulle pmi non può sorprendere nessuno: le 3,8 milioni di piccole medie imprese, con un fatturato pari al 67,3% del PIL, rappresentano il motore dell’economia nazionale e offrono più del 99% degli impieghi lavorativi nel paese. L’Italia è costitutivamente fatta di imprese piccole, perciò sono sempre loro, sulla piattaforma di Facebook a livello nazionale ad essere molto seguite dagli utenti (nell’87% dei casi), e si deve considerare che a livello mondiale oltre 143 milioni di utenti seguono almeno una PMI italiana.
Scorrendo le slide della sua presentazione, Grossi mostra alcuni dati del social che fanno pensare, ma uno in particolare deve interessare alle piccole e medie imprese: 100 milioni di ore di video al giorno. Una quantità di video, esaltata dall’ambiente mobile, che sta cambiando il mercato. Non possono più andare bene i 30 costosissimi secondi degli spot dei grandi brand, che raccontano storie complesse come una serie tv. Il mobile vuole sette, massimo 15 secondi, la storia, l’effetto wow va concentrato all’inizio. Questo cambiamento di paradigma è un’occasione per le pmi, perché non sono necessari grandi investimenti, ma creatività e cose da dire, anche con strumenti di casa come Instagram e il suo Boomerang, ad esempio.
Dunque, dopo aver imparato a fare della propria pagina Facebook una vetrina, il cuore del proprio marketing e pure un customer care, il prossimo passo è fare narrazione video all’altezza del successo che queste stesse imprese hanno avuto interpretando il social come soluzione di business e advertising. Con oltre 65 milioni di aziende che possiedono una Pagina e 8 milioni che possiedono un profilo Instagram, e 5 milioni di inserzionisti attivi in tutto il mondo, non manca nulla: mercato, clienti, concorrenza. La domanda è: davvero le pmi italiane possono sfondare, comunicativamente parlando, nel mondo anche grazie a Facebook? Lo abbiamo chiesto a Marco Grossi.
Marco Grossi: che creatività le pmi italiane
L’Italia è il secondo paese europeo ad ospitare il Forum delle PMI, indice questo del ruolo delle piccole medie imprese nella nostra economia, dove Facebook desidera porsi come promotore a lungo termine della creazione di una comunità di business italiana, con l’obiettivo di offrire un supporto dedicato per la crescita delle piccole imprese. La loro idea è quella di incontrarsi almeno due volte nel corso dell’anno, e scambiare esperienze con strumenti, idee con suggerimenti, ambizioni con risultati.
Il mobile è fondamentale, i video sono fondamentali. Quanto entri in questo ambiente devi avere una preparazione digitale. Per vostra esperienza: ce la fanno?
Innanzitutto fornendo una piattaforma di istruzione di primissimo livello. Blueprint è pensata per fornire educazione digitale, basica, per poi avanzare. Oggi abbiamo un milione di persone su questa piattaforma e la metà di loro sono piccole e medie imprese. Vogliono imparare, perché si rendono conto che è necessario avere questi strumenti.
E per la grammatica visiva?
Per quello offriamo mobile-studio, un sito dove ci sono risorse, gratuite, che approfondiscono il tema su come fare una bella foto di prodotto e fare un video senza spendere una fortuna; sono tutti temi intrinsechi alla tipica Pmi italiana, magari con risorse scarse, ma imbattibile in quanto a creatività. Certo, ci vuole un minimo set di strumenti. La brevità, come ho spiegato a loro, è una chance. La classica narrativa che premiava tecnica e molta struttura può essere ostacolata dall’ambiente mobile, dove invece vedo bene proprio le pmi, che hanno bellissime storie da condividere.
Quando si parla di feedback bisogna capire che è un termine neutro: apri una porta di comunicazione verso l’esterno e puoi anche sentirtene persino travolto. Anche in questo caso date dei suggerimenti?
Partiamo dal team di Dublino e dalle policy: nei casi non siano rispettati, si toglie ciò che non rende la piattaforma sicura. Da quel che vediamo, parlando con loro, il dialogo pmi-consumatori sta andando molto bene, è benefico. Pensiamo al caso di Pescaria: grazie a una comunicazione mirata col solo Facebook, all’inaugurazione si è trovato davanti alle porte più gente che al Louvre. Sono rapporti positivi, c’è apertura. Sono risultati straordinari. Inoltre, è la crescita stessa delle pagine che ci indica come le imprese siano contente.
Le pmi hanno un problema comune, una richiesta che ascoltate sempre?
Sono molto variegate, quindi è in generale difficile. Penso che la piattaforma, funzionando bene, non ha problemi tali da emergere in tutti i feedback, quelli li abbiamo risolti già anni fa. Per questo manteniamo sempre aperto l’ascolto, non possiamo aspettare che si crei un problema, lo vogliamo anticipare. La parte che mi stupisce, ed è una costante delle interazioni, è il modo creativo con cui interpretano soprattutto in Italia le tecnologie. Mi è capitato di sentirmi chiedere da un idraulico, dopo un evento a Roma, quale fosse la ragione della percentuale 20% testo 80% immagine nell’advertising. Mi aspettavo una domanda del tipo “come si inizia”, invece sento domande tecniche, molto brillanti, il che mi suggerisce che le piccole e medie imprese vogliono veramente vincere in questo scenario digitale.