Entro poche ore inizierà la F8, convention per sviluppatori Facebook programmata a San Francisco. Le porte dell’evento non sono ancora aperte, ma già spunta una importante anticipazione: il social network starebbe per elargire il codice utile a portare sul web il pulsante “mi piace”. E non è questa una cosa destinata a rimanere di nicchia: c’è da attendersi una vera e propria invasione, con tutti i vantaggi e gli effetti collaterali che la cosa è destinata a portarsi appresso.
Attorno al pulsante “mi piace” colimano molti interessi. L’utente potrebbe cliccare su “mi piace” per segnalare un articolo di particolare gradimento, per dimostrare la propria appartenenza ad una community o per segnare una semplice partecipazione emotiva. Facebook Connect è alla base di tutto e permetterebbe una rapida moltiplicazione dei contenuti che gli sviluppatori sono pronti a portare sul social network. Ed ecco quindi la prima conseguenza: Facebook fa leva sulla propria enorme community di utenti per dimostrare l’appetibilità della piattaforma come punto ambito di distribuzione.
Per Facebook il vantaggio è evidente: il pulsante “mi piace” potrebbe diventare un traino per il network, aumentando ulteriormente la penetrazione del brand e la crescita della community. Non solo: i click sul “mi piace” trasformerebbero Facebook in una sorta di nuovo “Digg” mettendo a rischio tutti i servizi che già oggi vivono di segnalazioni. Le ricadute sul network potrebbero essere molte ed in futuro la piattaforma potrebbe potenzialmente aprire anche ai commenti (andando così a surclassare anche servizi come Disqus, IntenseDebate e simili). Ma è questa una facile opzione soltanto per il futuro: il presente è nei “mi piace” e nella moltitudine di click destinata a portare la condivisione ad essere un affare a due tra i siti web affiliati ed il social network più esteso al mondo (facilitandone peraltro l’uso in mobilità, ove ogni digitazione è un “tap” e dove ogni processo diretto è una gradita scorciatoia).
Il motivo per cui gli sviluppatori potrebbero essere interessati è chiaro: l’adozione del “mi piace” offerto da Facebook permette di raccogliere visibilità moltiplicata, trainando così nuova utenza sulle proprie pagine e sviluppando dinamiche virtuose in simbiosi con il social network. La simbiosi offre però un forte vantaggio anche e soprattutto al social network. Mentre l’utente clicca, infatti, consegna al sito una propria dichiarazione di gradimento che può essere facilmente sfruttata a fini pubblicitari. La collezione dei “mi piace” diventa così una sorta di cronologia e di impronta emotiva, un qualcosa su cui Facebook può potenzialmente agire per proporre in seguito pubblicità mirata e di grande impatto.
L’invasione dei “mi piace” è tutta in questa dinamica di mutuo vantaggio. Gli utenti, gli sviluppatori, gli inserzionisti. Il meccanismo sembra ben ideato, presentandosi come un surrogato di “Beacon” dal design molto più raffinato rispetto al crudo precedente. Al momento, però, Facebook non sembra comunque interessata ad annunciare immediate novità in termini di advertising. Ogni rumor in proposito è stato immediatamente smentito. Per ora, dunque, l’invasione dei “mi piace” è destinata a rimanere un potenziale fine a sé stesso. Ma non per molto.