Ormai i problemi legati alla privacy per Facebook non si contano più: da Cambridge Analytica in poi il vado di Pandora è stato scoperchiato. L’ultimo in ordine di tempo lo riporta il Wall Street Journal e riguarda sempre i dati degli utenti, che il social network raccoglierebbe da app di terze parti senza però il consenso dei diretti interessati.
Questi dati servono a migliorare i target all’interno degli annunci della piattaforma Facebook ADS. Al centro dell’indagine sono finite in particolare le app per la salute, soprattutto quelle rivolte alle donne. Alcune di queste avrebbero condiviso con Facebook dati come la dieta seguita dalle donne o addirittura il periodo di ovulazione di coloro che vogliono rimanere incinta
Le app in questione sarebbero ad esempio Flo, scaricata da donne che vogliono una gravidanza: viene chiesto agli utenti di segnare in un calendario proprio il periodo di ovulazione. I dati raccolti vengono poi condivisi con Facebook (ma l’app ha poi detto che smetterà di condividerli). Scendendo nello specifico, questi dati vengono mantenuti nei sistemi del social network, da usare in congiunzione con la piattaforma di analytics. Queste donne quindi diventano l’obiettivo di pubblicità targettizzate.
Sono state almeno 70 le app monitorate dal Wall Street Journal, di cui 11 di queste hanno condiviso i dati con Facebook, anche se non è dato sapere se tra di loro esistono degli accordi finanziari. Tutto ciò avverrebbe senza autorizzazione da parte degli utenti: nessuna di queste app ha un’informativa adeguata all’interno delle versioni su App Store e Play Store. Facebook riesce quindi in questo modo ad avere dati degli utenti anche se non sono iscritti al social.
L’azienda di Mark Zuckerberg ha negato tutte le accuse del report, anzi, ha dichiarato che raccomanda alle app terze di informare i propri consumatori, soprattutto riguardo ai dati inseriti manualmente. Apple sta investigando su queste app, per capire se violano le regole del proprio store.