Da parola d’uso comune a marchio registrato. Sembra questa la sorte prevista per la parola “face”, letteralmente “volto” in italiano. A chiederne i diritti non poteva che essere il gruppo che sulla parola “Face” ha basato il proprio successo: Facebook, il “libro dei volti”, dopo 5 anni di richieste potrà accaparrarsi il marchio tanto ambito.
Per quanto possa risultare bizzarra l’idea di trasformare una parola piuttosto frequente nel gergo quotidiano, la conferma giunge direttamente dall’U.S. Patent and Trademark Office, che ha invitato i vertici del social network di Palo Alto ad inviare la giusta documentazione entro 6 mesi. Una volta approvata la richiesta e versato quanto dovuto per impossessarsi del marchio, Facebook potrà vantarne i diritti a tutti gli effetti.
Il provvedimento sarà però ristretto a determinate aree, strettamente collegate a quelli che sono i campi di influenza di Facebook: in particolare, si legge nella pagina realizzata dall’USPTO che il marchio Face sarà concesso a Facebook in merito a «servizi di telecomunicazione, vale a dire servizi che offrono chatroom online e piattaforme elettroniche per la trasmissione di messaggi tra utenti nel settore degli interessi generali e riguardanti materie quali l’intrattenimento sociale».
Stringere il raggio di influenza del social network in merito alla parola “face” significa evitare conflitti con altre aziende detentrici di marchi legati a quello che ora può diventare un’esclusiva di Palo Alto: basti pensare ad esempio a FaceTime, tecnologia di casa Apple per le chiamate video per la quale Cupertino già detiene regolare trademark. Non scompaiono comunque i dubbi in merito alla legittimità di tale procedura, con diversi nomi importanti del mondo tecnologico e non solo che puntano il dito contro Facebook.
Non è questa la prima volta, del resto, che il gruppo Facebook prova a fare proprio un termine del linguaggio comune: già durante lo scorso mese di aprile era stata inviata una richiesta per la registrazione del marchio “like“, associabile ai celeberrimi pulsanti che permettono agli utenti di esprimere il proprio gradimento sugli elementi pubblicati da altri. In passato sono scoppiati anche alcuni casi relativi all’utilizzo della parola “book“, con il sito Web PlaceBook che ha dovuto tramutare il proprio nome in TripTrace a seguito di un’esplicita richiesta, condita da minacce di azioni legali, da parte del social network più famoso al mondo. I più informati ricorderanno molto tempo addietro, invece, la diatriba tra Windows e Lindows con Microsoft pronta a difendere le proprie “finestre” in sede legale.