Facebook ripulito dei gruppi neonazisti italiani

In seguito a richieste esplicite del parlamento europeo Facebook ha rimosso diversi gruppi che aggregano online comunità neonaziste italiane all'insegna dell'odio contro gli zingari. Come YouTube anche Facebook non può filtrare i contenuti ma li rimuove
Facebook ripulito dei gruppi neonazisti italiani
In seguito a richieste esplicite del parlamento europeo Facebook ha rimosso diversi gruppi che aggregano online comunità neonaziste italiane all'insegna dell'odio contro gli zingari. Come YouTube anche Facebook non può filtrare i contenuti ma li rimuove

Facendo seguito ad una serie di lamentele e richieste provenienti direttamente dalla comunità europea, Facebook ha rimosso dal proprio social network alcuni gruppi di stampo neonazista che si professavano contro la comunità degli zingari. Tutte pagine provenienti dall’Italia.

Si trattava di sette gruppi diversi, tutti creati dal nostro paese, che avevano al centro l’odio nei confronti degli zingari. Odio professato con dei termini e degli attacchi che hanno indotto alla segnalazione alla direzione del social network che ha poi provveduto a cancellarle. Il social network infatti, come ogni altro grande sito di aggregazione e condivisione, non può vedere in anteprima ciò che sarà pubblicato e filtrarlo, ma è pronto a cancellare tutto dietro segnalazione mirata.

La motivazione ufficiale è che «Facebook è a favore del libero fluire dell’informazione, e i gruppi sono un elemento importante di tale flusso. Lo stesso però Facebook ha il dovere di rimuovere qualsiasi gruppo sia minaccioso o violento», in più una simile tipologia di aggregazione va anche contro i termini di servizio del sito.

«La sola esistenza di simili gruppi è rivoltante» ha dichiarato Martin Schulz, leader socialista nel parlamento europeo, l’uomo che per primo ha segnalato l’esistenza dei gruppi in questione e l’esigenza di rimuoverli in massa.

Ad ogni modo non è solo Facebook a doversi preoccupare di fiammate neonaziste. Già nel 2000 una sentenza francese intimò a Yahoo di dismettere la vendita di oggetti di carattere nazista per non pagare una multa di 13.000 dollari al giorno. Allo stesso modo un altro sito, ancora più fondato sulla vendita come eBay, ad oggi impedisce la vendita di qualsiasi oggetto in qualche modo correlato a politiche improntate sull’odio.

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