Facebook Safety Check, il servizio pensato per favorire le comunicazioni tra conoscenti in aree in stato di crisi, ha creato un triste intoppo in occasione della strage avvenuta poche ore fa in Pakistan (un vile attentato che ha ucciso donne e bambini all’interno di un parco giochi). Le notifiche proprie del servizio sono state inviate infatti ad un non meglio precisato numero di persone che nulla hanno a che vedere con l’area coinvolta dall’esplosione, configurando un alto numero di falsi positivi a livello internazionale.
Oltre a rivelarsi inutile allo scopo, insomma, l’errata calibrazione del Safety Check ha aggiunto caos al caos ed ha sicuramente eroso l’affidabilità percepita del sistema nell’ottica degli usi futuri che il gruppo vorrà farne.
Il servizio invia un messaggio automatico alle persone che sono geolocalizzate nei pressi dell’incidente identificato dall’azienda. Una volta attivato il tool (scelta discrezionale a disposizione del team di Menlo Park), è tutto automatico: gli utenti contattati dall’algoritmo rispondono e certificano di star bene con un click. A questo punto la certificazione diventa conferma del fatto che non si è rimasti coinvolti nell’incidente e, anche in caso di black-out o linee intasate, tutti gli amici della persona interessata sanno che tutto è a posto e che l’incidente non ha coinvolto la persona con cui si ha l’amicizia sul social network.
In Pakistan però qualcosa è andato storto, e il servizio di Facebook non ha fatto altro che aggiungere caos alle ore successive all’esplosione: la segnalazione è arrivata ovunque, anche a persone mai state in Pakistan e attualmente molto distanti (dunque in alcun modo coinvolte dall’attacco di Lahore. Varie segnalazioni sono state raccolte dagli Stati Uniti alla Cina, compresa l’Italia. Ne è seguito un evidente problema di comunicazioni che ha moltiplicato i falsi positivi e le certificazioni di status inutili. Il passaparola è stato intenso, coprendo le stesse notizie drammatiche in arrivo dal Pakistan ove fin da subito è stato chiaro che i decessi sarebbero stati nell’ordine delle 60 unità.
Si tratta del primo vero grave errore per il Facebook Safety Check che il social network attiva in occasione di attentati, calamità naturali e altri incidenti che generano improvvise zone di crisi. Il servizio, più volte al centro delle critiche per la scarsa trasparenza nella scelta delle crisi a cui reagire, aggiunge un ulteriore argomento all’arsenale dei sui detrattori. In generale il tool ha tuttavia dimostrato la propria utilità per rispondere agli appelli emotivi delle ore successive alle stragi, ma è chiaro come di fronte a grandi aspettative debbano corrispondere grandi responsabilità.
Da Facebook non sono al momento giunte spiegazioni per l’accaduto.