Il recente caso degli annunci comprati dai russi su Facebook è diventato molto di più che un motivo di preoccupazione e potrebbe svolgere un ruolo importante in una delle indagini più importanti degli ultimi tempi. Le fonti della CNN asseriscono che Facebook abbia fornito gli annunci e tutte le “informazioni correlate” al procuratore speciale per le indagini sul Russiagate, Robert Mueller, ed alla sua squadra, dopo aver ricevuto un mandato.
Inizialmente, infatti, Facebook aveva rifiutato di fornire i dati in quanto le sue policy vietano tale azione a meno che non compaia un mandato, come in questo caso. La mossa aiuterà teoricamente la squadra investigativa di Mueller a scoprire chi c’era davvero dietro gli annunci e se la Russia ha, davvero, avuto un ruolo di peso nell’influenzare la campagna presidenziale del 2016 in cui Donald Trump ha vinto le elezioni. Il portavoce di Mueller ha rifiutato di commentare e Facebook ha, semplicemente, affermato che continua a lavorare con le autorità investigative.
Probabilmente sarà molto difficile carpire altri dettagli, a meno che dalle indagini non scaturisca qualcosa di davvero grosso. Quello che emerge da questa storia è una situazione quasi paradossale, perché ben difficilmente qualcuno, in passato, avrebbe mai potuto ipotizzare che degli annunci pubblicitari all’interno di un social network sarebbero potuti diventare parte importante di un’indagine di così ampio respiro.
Ma questo fa anche capire come oggi i social network ed in particolare Facebook con i suoi 2 miliardi di utenti attivi, siano diventati il luogo preferenziale per avviare iniziative di tutti i tipi vista la grande platea potenziale di persone a cui specifici soggetti potrebbero rivolgersi.
Proprio per questo, Facebook, di recente, ha iniziato ad adottare misure per bloccare fenomeni come le fake news, l’hate speech e tutti quei contenuti di scarsa qualità che alcuni soggetti condividono all’interno della piattaforma solamente con il fine di attirare l’attenzione delle persone con “esche finte”.