Doppia grana per Facebook, che con i suoi tassi di crescita in rapida ascesa comincia a sperimentare i problemi dati dall’avere una base utenti molto estesa. Da una parte arrivano critiche sul modo in cui viene gestita la privacy degli utenti e dall’altra sull’autonomia che questi possono avere.
Le due diverse polemiche che negli ultimi giorni stanno tenendo impegnati gli uffici stampa della società dunque riguardano l’eventuale poco rispetto che Facebook avrebbe nei confronti dei dati personali che gli utenti sottoscrivono e diffondo attraverso il social network.
La prima grana viene da un gruppo guidato dall’organizzazione MoveOn che accusa Facebook di non curarsi della privacy degli utenti con il suo servizio pubblicitario Beacon. Esso prevede che chi lo voglia possa far si che i suoi contatti vedano all’interno del flusso dei suoi feed anche le attività che l’utente compie su alcuni selezionati siti esterni. Secondo MoveOn si tratta di una violazione della privacy ma Facebook con un comunicato stampa risponde seccamente che non può esserci violazione poichè le informazioni non sono pubbliche ma «condivise con una piccola selezione dei contatti più fidati presi nel network dell’utente. Inoltre ogni utente può scegliere se aderire o no al servizio». Curiosa la risposta di MoveOn: «se la tesi di Facebook è che condividere le proprie informazioni private con centinaia di migliaia tra gli amici più vicini non è lo stesso che rendere l’informazione pubblica, questo prova quanto deboli siano le loro argomentazioni».
Dall’altra parte invece Channel 4, a seguito di un’indagine, ha rilevato come sia difficile per chi lo voglia cancellare il proprio account Facebook e tutti i dati presenti. Molti dei dati inseriti infatti vengono mantenuti in vita anche dopo che un account è disattivato così che sia più facile eventualmente riattivarlo. Chi volesse cancellare ogni traccia della propria presenza su Facebook dunque dovrebbe eliminare manualmente ognuna delle foto che lo ritraggono o dei post scritti prima di disattivare il proprio account.
Ma contrariamente alla polemica promulgata da MoveOn, il caso sollevato da Channel 4 potrebbe rivelarsi una violazione del Data Protection Act, che prevede che le compagnie non debbano trattenere i dati per più tempo del necessario. «Le persone devono stare attente alle informazioni che mettono online, ma di certo anche le compagnie devono prendersi le loro responsabilità nell’assicurarsi di non trattenere informazioni, specialmente quelle riguardanti persone che non fanno più uso dei loro servizi» ha dichiarato il portavoce di Channel 4.