Facebook conosce molto bene i suoi utenti. Ma adesso sembra che il limite imposto legalmente nel rispetto di un qualcosa chiamata “privacy” sia stato superato. Giorni fa, infatti, il Sunday Times ha pubblicato un articolo-denuncia, contro le piattaforme più famose – come Facebook, appunto, YouTube, Flickr e altre – che potrebbero accedere ai messaggi di testo scambiati tramite le applicazioni mobile per smartphone.
Le polemiche, ovviamente, a seguito della notizia sono esplose, in particolare contro Facebook, visto il numero di utenti attivi che conta giornalmente. Ma la smentita non poteva tardare. Infatti, Iian Mackenzie, responsabile delle comunicazioni europee di Facebook, ha negato che l’azienda stia leggendo i messaggi degli utenti, violandone la privacy:
«Il Sunday Times ha fatto qualche teoria creativa, ma l’accusa che stiamo leggendo di nascosto i testi delle persone è ridicola. Questo, a parer mio, è la cattiva informazione di oggi».
Tramite questa dichiarazione, affidata ai microfoni di Business Insider, il colosso di Mark Zuckerberg spiega che effettivamente l’applicazione di Facebook per OS Android siano compresi permessi come la lettura e la scrittura di SMS. Si tratta, però, di permessi riguardanti esclusivamente alcuni test di prodotto non realizzati con il pubblico.
Iian Mackenzie ha anche suggerito agli utenti interessati di eseguire un test per vedere esattamente quali dati vengono scambiati tra un telefono che esegue l’applicazione Facebook e i server aziendali.
Un allarme infondato? Sembra che il Sunday Times abbia proprio sbagliato terminologia, dicendo che Facebook legge i messaggi di testo degli utenti. Eppure il social network in blu non è nuovo in polemiche del genere. A settembre, ad esempio, si era parlato di un bug che permetteva la raccolta di informazioni sulle abitudini di navigazione degli utenti, poi trasmesse a siti di terze parti, e poi trasformata in class action.
A proposito di YouTube, invece, Google smentisce precisando che l’applicazione non raccoglie i dati riguardanti i messaggi di testo, ma ha soltanto la capacità di raccogliere le informazioni sulle cosiddette “tra le altre cose”. Lasciando perplessità, non è stata rilasciata nessun’altra dichiarazione più precisa.
Di fatto, bisogna notare, che i colossi difendendosi non sono stati del tutto chiari. Facebook dice di non leggere segretamente i messaggi, ma non dice di non farlo – accusando peraltro il Sunday Times di aver sbagliato terminologia. Google chiarisce con imprecisazioni. Che la privacy sia realmente a rischio?