Dati personali, applicazioni, identificazione. Facebook risponde alle perplessità più diffuse sul nuovo Home, il suo specifico ambiente Android per smartphone e tablet, dimostrando di non voler neppure aspettare la distribuzione del sistema prima di rispondere ai primi commenti critici su questo binomio social network-mobilità, dai molti risvolti per quanto concerne la privacy.
Poche ore dopo la presentazione molti blog sottolineavano già alcuni aspetti controversi di Home: quanto questo sistema, fatto apposta per migliorare il target pubblicitario verso gli utenti dando loro un ambiente integrato di forte impatto, mette in discussione le (poche) certezze conquistate sul trattamento dei dati personali?
Nelle FAQ pubblicate, praticamente nelle stesse ore, nella NewsRoom (e non nella pagina Help: quasi a voler dire che Facebook si aspettava già domande e aveva preparato le risposte per i giornalisti) Menlo Park riassume i principali dubbi e risponde partendo da due elementi principali:
- Facebook Home non raccoglie informazioni di utilizzo da altre applicazioni.
- I dati relativi all’ubicazione non sono utilizzati in modo diverso da come già fa Android.
Da questi due punti discendono tutti gli altri. L’aspetto forse più interessante per gli utenti Android è il tipo di informazioni che Home raccoglie, compresi i dati da applicazioni di terze parti. Sulle pratiche di raccolta dati, così risponde Facebook:
Home raccoglie informazioni quando si interagisce con il servizio, come un like o commentando un post o inviando un messaggio. Home può anche raccogliere altre informazioni su come lo si utilizza. Per esempio, Facebook mantiene un elenco delle applicazioni nell’app launcher. Memorizziamo queste informazioni in forma identificabile per 90 giorni e le utilizziamo per fornire il servizio e migliorarlo.
Nei dispositivi preinstallati Home è in grado di visualizzare le notifiche di sistema, il che significa che mostrerà le notifiche da applicazioni sul telefono. Dal momento che queste notifiche vengono visualizzate in Home, Facebook raccoglie informazioni sulla notifica (ad esempio quali app li sta generando), ma non il contenuto della notifica stessa. Togliamo le informazioni di identificazione da questi dati dopo 90 giorni.
Facebook non nega che il sistema, quanto attivato oppure già preinstallato, adopera i dati delle applicazioni, ma precisa di cancellarli dopo 90 giorni. L’altra faccia della medaglia sono le applicazioni esterne:
Home può soltanto interagire con sé stesso. Ad esempio, Facebook potrebbe vedere se si lancia un’applicazione mappa, ma Facebook non riceverebbe informazioni di alcun tipo derivanti dall’applicazione. Naturalmente, alcune applicazioni sono già abilitate in Facebook in modo da poter condividere questa attività, ma questa integrazione esisteva molto prima del lancio di Home e l’applicazione dirà all’utente se è disponibile questa opzione, eventualmente eliminabile.
Considerando la scelta facoltativa di passare da Android a Home – che può essere spento – e che Home non raccoglie informazioni dalle applicazioni all’interno di Android, Facebook pensa di aver risposto alle principali perplessità sulla privacy. Con la morale con la quale l’azienda si è sempre difesa (e non a torto): il livello di assenso alla conservazione e utilizzo dei dati catturati dal sistema è lasciato agli utenti, in particolare sulle applicazioni.
Sulle attività proprie il discorso è diverso, ma tutti sanno come funziona un social e come analizza post, commenti e preferenze. E Home da questo punto di vista non ha cambiato nulla.