Le società di analisi del traffico cominciano a produrre statistiche che non parlano più di concorrenza tra flusso organico – proveniente dai motori di ricerca – e i social network, bensì di vero sorpasso. I siti di news americani, secondo Parse.ly ad esempio, devono a Facebook più visite di quante ne porti Google.
Per chi avesse la sensazione di aver già letto una notizia simile, sì, è corretto: non è la prima volta che si parla del sorpasso di Facebook su Google sul gradimento dei media online. Mathew Ingram, però, su Fortune si prende la responsabilità di leggere i dati in prospettiva e di stabilire che questa volta probabilmente non resteranno più appaiati. Qualcosa è cambiato in modo strutturale. I dati non mentono: le fonti di social media rappresentano nelle selezione di siti di news considerati (tra i quali Mashable, Business Insider, Wired US, Reuters, Daily Telegraph) il 43%, mentre Google il 38%. La linea di tendenza è una crescita continua e sembra essere dovuta sia al merito di Facebook che ad alcuni cambiamenti imposti da Google agli editori.
L’impegno di Menlo Park sui media è evidente. La società di Mark Zuckerberg sta investendo negli strumenti per le aziende, punta moltissimo sui mobile video, sugli eventi live per gli account certificati. Da mesi ormai alcune importanti testate giornalistiche producono contenuti esclusivi per il news feed. Secondo alcune indiscrezioni, Facebook starebbe anche sviluppando un’applicazione per notificare in tempo reale le ultimissime notizie. Dunque tutti contenti, è solo un passaggio di testimone a somma zero? Non proprio, perché Google e Facebook trattano i dati in modo completamente diverso.
Algoritmi aperti contro chiusi
Anche se non c’è dubbio che la condivisione sociale sia diventata una fonte molto importante di traffico a sé stante rispetto a quello organico da motore di ricerca, secondo gli esperti può aver giocato un ruolo il cambiamento nelle pratiche di Google. Mentre Mountain View aveva l’abitudine – poi ristretta – di mostrare agli editori quali parole chiave usa per indirizzare il traffico ai loro articoli, Facebook è di fatto una scatola chiusa. Il passaggio Google-Facebook nel peso del traffico per gli editori è dal punto di vista della consapevolezza un downgrade; da algoritmi più aperti (nel limite del possibile, ovviamente) ad algoritmi più chiusi. Il CTO di Parse.Ly, Andrew Montalenti, lo dice chiaramente:
Facebook è quasi impenetrabile rispetto a Google quando si tratta di cercare di capire perché un articolo è fatto bene e un altro no. E questo rende difficile agli editori costruire una strategia coerente. Si trattasse solo di social media, sarebbe meglio Twitter, ma fondamentalmente è una fonte di traffico lontana, indiretta, mentre Facebook è meno trasparente su come funziona l’algoritmo però garantisce una enorme e crescente fonte di traffico.
Il campo delle notizie online è perciò delimitato dal motore di ricerca, da un social come Facebook e dagli interessi degli editori a trovare il modo di garantire visite ai siti e valore alle inserzioni pubblicitarie e all’attività di engagement dei lettori. Il rapporto di queste forze e le loro dinamiche interne è però cambiato. E quando cambiano regole e rapporti di forza il campo può anche essere lo stesso, ma il campionato è più avvincente.