A 50 milioni si trattava di una iniziativa di grandi promesse. A 100 milioni era già considerato un fenomeno, ma con quella strana accezione che prevede una possibile rapida dipartita al primo accenno di difficoltà. A quota 200 milioni si inizia a pensare che dietro il fenomeno ci sia un radicamento sociale che va ben oltre il solo successo del gruppo. E Facebook continua a crescere, fagocitando sempre più utenti, sempre più amicizie, sempre più immagini.
I 200 milioni di utenti sono stati festeggiati da Zuckerberg con un apposito post celebrativo: «daremo il nostro benvenuto al nostro 200 milionesimo utente attivo su Facebook oggi, e voglio cogliere questa occasione per descrivere ciò che significa per noi e cosa speriamo che significhi per tutti coloro i quali usano Facebook. Quando abbiamo costruito Facebook nel 2004, il nostro obiettivo era quello di creare una completa e veloce via per permettere agli utenti di condividere informazioni su ciò che accade attorno a loro». A distanza di mesi, e dopo una crescita esponenziale, Facebook non vuole più fermarsi ad una rappresentazione digitale del mondo: ora intende farsi concreto e cambiare il mondo offline così come lo si è fatto per quello online.
L’occasione è buona, quindi, per lanciare il nuovo Facebook For Good, un sistema con il quale creare un commercio di oggetti virtuali dai quali raccogliere denaro da devolvere a persone bisognose tramite iniziative caritatevoli. Croce Rossa o strumenti quali Kiva hanno già dato il loro assenso ed il sistema può ora prendere piede partendo da ciò che Facebook può vantare con maggior forza: la potenza dei numeri della propria immensa community. Le cifre versate verranno depositate sui conti di riferimento, giungendo per il 95% a destinazione al netto di spese amministrative varie. Facebook non tratterrà alcunché sul capitale smosso.
Mark Zuckerberg ha voluto nel tempo essere realista: l’attuale redditività del gruppo non permette ancora vere e proprie iniziative filantropiche. Facebook For Good, però, è un primo passo in questa direzione e nella realizzazione del lato “sociale” di un network che proprio sulla socialità basa il proprio motivo d’essere.