Facebook ha problemi di invecchiamento. Non tali da pensare a un repentino ricovero in qualche ospizio, certamente però i dati trimestrali della società quotata nel listino tecnologico a Wall Street mostrano con evidenza l’esodo verso le impareggiabili applicazioni chat, amatissime dai più giovani. L’idea per tentare ancora di riportarli è di imitare Twitter: sfruttare la comunicazione con le social-star.
Nulla è più crudele dei numeri. Come ha fatto notare Benedict Evans sul suo blog, le decine di milioni di immagini condivise sulla piattaforma acquisita da Menlo Park, che si aggiungono ai 350 milioni dello stesso Facebook, fanno il solletico ai 750 milioni di condivisioni derivanti dalla somma di SnapChat e WhatsApp, quest’ultima senza dubbio il più grande servizio di messaggistica del mondo, con numeri impressionanti: più utenti attivi di Twitter, paesi come Brasile, Spagna, Gran Bretagna nel quale copre il 90% del mercato. Fenomeni legati a un’età molto prolifica di attività social e completamente dipendente dagli smartphone.
La verità è che le applicazioni hanno un grafo sociale semplificato, tremendamente diretto: la rubrica corrisponde al database e le notifiche sono più immediate. Dunque, Instagram è una buona piattaforma mobile, ma non può incidere nel ruolo di Facebook rispetto alla condivisione tra i giovani. Forse, almeno stando all’indiscrezione riportata da Bloomberg, potrebbero farlo i VIP, le very important person che rappresentano su Twitter un forte driver mentre su Big F non lo sono mai state.
Il social network da un miliardo di utenti, infatti, pur avendo profili certificati come sul microblogging, è basato sull’amicizia, su un rapporto sostanzialmente paritario, mentre Twitter si alimenta anche di quello verticale, con dinamiche molto apprezzate dallo show business e dalla televisione.
Facebook starebbe dunque lavorando con le celebrità per immaginare prodotti e servizi in grado di stimolare il divismo. Qualche iniziativa è già stata notata, soprattutto da parte di star prima concentrate solo su Twitter, come Justin Bieber, o le case produttrici. Facebook ha mostrato ad esempio la prima clip ufficiale del secondo capitolo di “The Hunger Games” e quest’estate in anteprima il video musicale “Santo Graal” di Jay-Z con Justin Timberlake (un altro artista molto social).
La soluzione non può che venire dalla mobilità
Guardando alle dure note che il Guardian dedica allo sviluppo della messaggistica chat, per Facebook sembra essere arrivato il momento di capire quanto sia davvero in grado di cogliere la sfida della mobilità. Oppure lasciare definitivamente il campo agli altri. Finora il sito è ospitato in diversi sistemi operativi perlopiù non nativi, offre servizi complessi, da social media, mentre ha lasciato sul campo il gaming, le attività sociali di base, preda ormai di chat – soprattutto quelle orientali come WeChatt e LINE – che hanno prodotti divertenti, low cost e molto aggressivi. In questo modo, il social, per quanto destinato ad esistere ancora per anni, rischia di rimanere per sua stessa conservazione di massa, ma senza spinta verso cose nuove.