Dopo i molti problemi che lo hanno visto sul banco degli imputati è ora Facebook a citare qualcuno in giudizio. Il caso coinvolge una compagnia canadese che fornisce contenuti porno, colpevole secondo il social network di aver utilizzato degli script per compiere richieste di informazioni personali ad almeno 200,000 utenti.
Quello della gestione della privacy dei propri utenti è da sempre un punto cruciale per i social network, poichè si trovano a dover gestire la pubblicazione in rete di informazioni personali che, spesso senza alcuna accortezza, sono pubblicate fiduciosamente. Il problema con la causa in corso è dunque tutto incentrato su quanto Facebook vuole dimostrare di avere a cuore la privacy dei dati dei propri utenti e quanto è disposto a fare per difenderla.
Tutto è iniziato in giugno quando l’ufficio legale di Facebook ha cominciato a muoversi per porre rimedio alle continue richieste di informazioni personali che notava stavano avvenendo sui suoi server. Una volta presentata l’accusa presso la corte del distretto di San Jose in California, è stato poi necessario attendere fino ad ora per poter avere l’autorizzazione del giudice per procedere all’identificazione delle persone che si nascondono dietro i server incriminati e poter quindi intentare una causa direttamente ai responsabili.
Sono diciassette le persone accusate di aver consapevolmente prelevato senza permesso dati da Facebook, tutte impiegate a SlickCash, compagnia con sede a Toronto.
Certo le accuse sono ancora da provare, ma da Facebook fanno sapere che intendono presentare le loro prove unicamente in tribunale. E sempre e solamente in tribunale sarà quantificato il danno che il social network sostiene di aver subito e per il quale chiede risarcimento. Al momento è stato unicamente specificato che tale quantificazione va oltre i cinque mila dollari.