Facebook potrebbe presto estendere il perimetro della propria azione includendo tra le proprie manovre anche un approccio al social che oggi è tipicamente proprio del “rivale” LinkedIn. Lo si ipotizza da tempo ed oggi ci crede anche il Wall Street Journal e c’è da crederci: è questa la logica direzione per una evoluzione naturale del social network più grande al mondo. Facebook, insomma, potrebbe trasformare il proprio network anche in una piattaforma per i contatti di lavoro, per cercare professionalità o per mettere in vetrina la propria. I lavori, secondo quanto trapela dal gruppo di Mark Zuckerberg, sarebbero già in atto.
Non sarà una trasformazione semplice, questo è certo. Per Facebook rappresenta una sfida di alto livello che comporta una vera e propria ridefinizione di quel che il gruppo è diventato nel tempo, dell’immagine che il network ha nell’immaginario collettivo e del ruolo che il progetto andrebbe a ricoprire se il rumor trovasse conferma. Per LinkedIn, per contro, si tratta di una conferma e di una minaccia al tempo stesso, poiché i meccanismi oliati del network professionale andrebbero ad incappare nell’ostacolo più arduo che vi si potesse presentare di fronte: una community da 900 milioni di utenti.
Rischi
I rischi per Facebook sono importanti poiché oggi il network ha una immagine prettamente “consumer”, proponendosi come un luogo ove chiunque può portare i propri pensieri e le proprie preoccupazioni con una relativa libertà e con la consapevolezza di agire in proprio, nel proprio tempo e per proprie finalità sociali. Nel momento in cui un velo “business” dovesse stendersi sul social network, cambierebbe di fatto il modo in cui gli status su Facebook sono concepiti e strutturati, scoraggiando talune piroette emotive (di sicuro coinvolgimento) e raffreddando con buona probabilità l’approccio di milioni di utenti che temono di rovinare la propria immagine “business” inquinandola con quella privata.
Il rischio c’è, insomma, e Facebook non potrà che tenerlo in considerazione mettendo a disposizione degli utenti strumenti tali da ben distinguere le diverse sfaccettature dell’identità dell’utente sul network. Saranno poi le impostazioni per la privacy di ognuno a fare la differenza, ma su questo Facebook non potrà scherzare: è in ballo il futuro lavorativo delle persone, le quali potrebbero considerare il social network un pericolo troppo importante per essere portato avanti ulteriormente con eccessiva leggerezza.
Adottare una svolta di questo tipo significa inoltre dotare il network di strumenti ad hoc, qualcosa che possa servire al meglio le velleità professionali tanto di chi cerca, quanto di offre lavoro. Non potrebbe essere un semplice esperimento, insomma, ma qualcosa su cui scommettere forte e senza remore.
Opportunità
Ogni rischio nasconde una opportunità. Il fatto che la maschera “consumer” possa risultare intaccata da una incursione “business” è tangibile, ma al tempo stesso una sorta di evoluzione necessaria. Quel che Facebook vuole essere, infatti, è anzitutto uno strumento di definizione dell’identità, ed in tal senso anche il lato professionale di un utente va annoverato tra i tasselli fondamentali nel dipingere a tutto tondo una persona, una utenza ed un contatto.
L’opportunità è inoltre definita dai numeri: 900 milioni di persone che intuiscono la possibilità di trovare o offrire lavoro sono un’arma di grandissimo potenziale, di fronte al quale LinkedIn può opporre soltanto una maggior qualità relativa della struttura creata nel frattempo (totalmente indirizzata per sua natura allo sviluppo di reti professionali). Se ogni utente Facebook avesse la possibilità di filtrare la propria Timeline per mettere a disposizione un profilo che da Diario diventa curriculum, e se ogni azienda potesse cercare le migliori professionalità partendo da una immensa collezione di informazioni personali di pubblica reperibilità, allora la scintilla potrebbe scoccare. E quando domanda e offerta si incontrano, chi si fa intermediario ha la possibilità di trarne lucro secondo varie modalità.
E se oggi è visto come un peccato capitale il chiedere agli utenti di aprire il proprio profilo per consentire una indebita incursione pre-colloquio di lavoro, presto anche questo passaggio potrebbe essere istituzionalizzato: il Diario sarebbe aperto di fatto (pre-filtrato e ottimizzato allo scopo) e l’utente potrebbe consentire direttamente alle aziende di vedere cosa è opportuno mettere in luce. Un rapporto più regolato, insomma, che porrebbe fine a diatribe sgradevoli ed inopportuni imbarazzi.
Consapevolezza ed intermediazione
Oggi Facebook è visto in ambito business più che altro come un fastidio. Per gli utenti, infatti, rappresenta il pericolo di mettere sulla pubblica piazza i propri vizi e le proprie debolezza; per le aziende, invece, rappresenta spesso un catalizzatore di tempo perso, un fastidio da estirpare. Se Facebook vuole svoltare deve cambiare questo modo di pensare al social network e dare pertanto una svolta completa alla propria immagine in ufficio.
Una svolta simile, però, se abbracciata con successo potrebbe avere ripercussioni estremamente positive. Anzitutto, gli utenti dovrebbero aumentare la propria consapevolezza, utilizzando il social network in modo più maturo poiché lo impone l’esigenza di rimanere sempre e costruttivamente sul mercato del lavoro. Inoltre la presenza delle aziende diverrebbe un dogma, poiché entità di aggregazione ed organizzazione dei dipendenti ed in quanto potenzialmente interessate agli strumenti di recruiting.
La via della monetizzazione, insomma, potrebbe passare anche di qui e per Facebook significherebbe estendere ulteriormente il proprio perimetro non solo in termini di utenza (la cui crescita è ormai vicina ad una naturale saturazione), ma anche e soprattutto in termini di coinvolgimento.
Se Facebook andrà verso LinkedIn, insomma, sarà perché il team di Mark Zuckerberg avrà pronto un arsenale ben armato con il quale far fuoco. E per il mondo del lavoro nascerebbe da un giorno all’altro la più grande agenzia interinale virtuale del mondo. Anzi: per le stesse agenzie interinali potrebbe nascere una opportunità nuova, una interfaccia obbligata a cui far riferimento per non rimanere tagliati fuori dal mercato dell’intermediazione.