Facebook all’attacco di Patreon: da poco ha esteso l’accesso ai creatori di contenuti sulla piattaforma per offrire un servizio in abbonamento mensile ai propri follower. TechCrunch non ha impiegato molto per constatare che gli accordi non sono molto a favore di chi i contenuti li crea, per diverse ragioni. Facebook chiede infatti il 30% ai creatori, a differenza di Patreon che ne chiede il 5%.
Il servizio si chiama “abbonamenti dei fan”, annunciato un anno fa, inizialmente aperto solo a 10 creatori di contenuti tra USA e UK. Dopo un periodo iniziale di test, Facebook ha cominciato ad inviare email a diverse persone, invitandole a creare il servizio in abbonamento per i propri fan. Questo fornisce l’accesso a contenuti esclusivi e un badge per i fan che appare quando commentano sulla pagina del proprio beniamino. Tutto per 4,99 dollari, proprio come accade su YouTube.
Attualmente coloro che aderiscono al test di questo servizio ricevono il 100% di ricavi, come si legge sulla pagina ufficiale, ma “in futuro, Facebook dividerà con te una percentuale dei ricavi e ti avviseremo prima che questo accada“, si legge. Questo è accaduto almeno per i creatori americani: la parte di Facebook è il 30%. La stessa percentuale che prende Google sul Play Store o Apple per l’App Store.
I termini di servizio consentono inoltre a Facebook di offrire “prove scontate o gratuite per i fan di volta in volta a nostra discrezione“, con gli sconti che però ricadono sulle tasche dei creatori di contenuti. Come se non bastasse il social ottiene una licenza a vita per usare il loro lavoro, anche dopo che si smette di usare il servizio. Non sembra proprio un buon accordo, anche perché nel frattempo gli editori e proprietari di grandi pagine già si lamentano del modo in cui è stata limitata nel tempo la portata dei post. Facebook ha infatti cambiato l’algoritmo, preferendo i post di amici e familiari sul feed.
Un portavoce di Facebook ha dichiarato a The Verge che il numero di creatori che stanno attualmente testando il servizio sono un migliaio. La società dice che non ha ancora determinato la cifra esatta per il lancio del servizio, ma le future quote saranno in linea con le pratiche standard del settore, chiaramente tutto a vantaggio di Facebook.