Se entri in un social network spacciandoti per qualcun altro rischi una multa di mille dollari e fino a un anno di prigione. Questa la legge Sb 1411 che dal nuovo anno fa della California uno Stato all’avanguardia contro le false identità su Internet.
Contrariamente a quel che si crede, lo stato della Silicon Valley ha sempre sofferto di gravi lacune da questo punto di vista, per due ragioni: la presenza, appunto, dei colossi dell’informatica e dei social network, che hanno sempre fatto lobbying per evitare restrizioni che avrebbero potuto incolpare il clima permissivo di questi siti, e anche le leggi contro il terrorismo, nell’alveo delle quali il Web 2.0 avrebbe incontrato molti ostacoli al suo sviluppo.
I meno giovani ricorderanno che negli anni Novanta, Internet coltivò una cultura dell’anonimato, spesso satireggiata, uno scenario poi smentito dall’ascesa di siti come Facebook, che pure ha sofferto nei primi anni la diffusione di un grande numero di falsi profili.
Alla fine, si è trovata la legge che chiarisce come sottrarre identità sul Web è un reato grave, anche se non è immediatamente iscrivibile a quello di un criminale con le peggiori intenzioni. Spetterà ai giudici distinguere caso per caso, per evitare sovra-interpretazioni che mandino in galera un quindicenne un po’ troppo intraprendente come fosse un membro di Al Qaeda.
In Italia esistono già leggi che puniscono i ladri di profili, e quando si configura il reato di diffamazione e viene calcolato il danno all’immagine, si possono raggiungere cifre molto rilevanti per la vittima di questo sopruso.
Dunque, resistete ai falsi account ed evitate scherzi con le password di cui siete venuti a conoscenza: ormai anche l’assolata e libertaria California fa tintinnare le manette.