Si chiama Fake Pass, ed è la nuova operazione che le Forze dell’ordine stanno eseguendo su vasta scala per debellare un’altro gruppo di criminali che ha messo in vendita online dei falsi Green Pass Covid-19. La Polizia postale e delle comunicazioni di Roma, Milano e Bari, coordinate dalle Procure della Repubblica sempre di Roma, Milano e dei minorenni di Bari, stanno eseguendo perquisizioni e sequestri nei confronti degli amministratori di trentadue canali Telegram, dove venivano effettuate le vendite di Green Pass fasulli.
Un commercio in forte crescita
Quella della vendita dei falsi Certificati Verdi è un fenomeno in forte crescita. Non è infatti la prima volta che la Polizia interviene per bloccare dei canali di vendita sui social più famosi, e una volta risalito ai criminali, quando è stato possibile, e opera dei sequestri. A inizio mese, in un’operazione analoga, il Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza sequestrò dieci canali Telegram tramite i quali venivano commercializzati perfino i vaccini, e ai quali si erano già registrati migliaia di utenti.
Purtroppo fin dal suo annuncio molte società private di sicurezza informatica avevano lanciato l’allarme che il Passaporto Verde sarebbe diventato molto appetibile per quei gruppi criminali bene organizzati e con conoscenze in ambito informatico. Perché in parallelo al commercio di vaccini (veri o finti che siano) e di Green Pass, potrebbe svilupparsi presto anche quello dei dati rubati agli utenti per poi operare altre tipologie di truffe.
Il codice QR del Certificato Verde, infatti, potrebbe diventare un nuovo vettore di attacco per i criminali del web, in quanto possono eludere i sistemi di antiphishing e rappresentare di conseguenza una seria minaccia per gli utenti. Il QR è inoltre una miniera di dati personali, invisibili a occhio nudo ma leggibili da chiunque voglia analizzarli per scoprire “chi siamo, se e quando ci siamo vaccinati, quante dosi abbiamo fatto, il tipo di vaccino, se abbiamo avuto il Covid e quando, se abbiamo fatto un tampone, quando e il suo esito e tanto di più”, come spiegò qualche settimana fa Guido Scorza, Componente del Garante per la protezione dei dati personali.