Di falsi allarmi e messaggi sibillini che nascondono virus il Web è pieno. Quello che ha costretto Facebook a una smentita ufficiale rischiava di creare uno scompiglio tale che è diventato una notizia. Si tratta di una voce lanciata dal Weekly World News che in breve tempo si è diffusa in modo incontrollato.
In una falsa intervista telefonica, Mark Zuckerberg annunciava di non poterne più dei ritmi di lavoro e che entro il 15 marzo la sua creatura avrebbe chiuso. “Rivoglio la mia vita indietro”, raccontava, “e porrò fine a questa follia”. Nell’articolo, il 26enne personaggio del 2010, invitava persino gli utenti a salvare dati e immagini prima che fosse troppo tardi. Anche se pare assurdo, in tanti ci sono cascati.
Una sequela di “like” e di commenti, la diffusione virale delle voci (tanto da impattare sui trend di Google fino a superare in certe ore il massacro in Arizona) hanno costretto Larry Yu, a capo delle comunicazioni nel quartier generale in California, a scrivere ai giornali:
La risposta è no, non chiuderemo, quindi per favore aiutateci a porre fine a questa stupidità.
L’ufficio stampa ha preferito non citare nemmeno la fonte di questo rumor, un sito conosciuto per i suoi “scoop” tipo attacchi imminenti di astronavi aliene e ripetute false notizie di una gravidanza di Michelle Obama.
Sul Twitter e sulla pagina Facebook è arrivata la smentita ufficiale:
Non abbiamo mai pensato di chiudere, lavoreremo come sempre. Non stiamo andando da nessuna parte; siamo appena partiti.
Resta però l’incredibile fenomeno delle reti sociali: c’è così tanta gente che crede a tutto? E che valutazione possiamo dare, allora, di questo fenomeno se pensiamo che a questo oggetto della Rete è appena stato dato il valore strabiliante di 50 miliardi di dollari?