La prematura scomparsa di Steve Jobs ha suscitato una pletora di reazioni, e tra chi ha espresso la propria stima e chi ha invece avuto dure parole per l’ex CEO di Apple, c’è anche chi lo ha definito come un profeta, un messia, un eterno genio. Famiglia Cristiana ha criticato alcune prese di posizione e, nell’edizione online del proprio settimanale cattolico, ha chiesto di non esagerare e di non accostare Jobs alla religione:
«La scomparsa di Steve Jobs, imprenditore di successo ma soprattutto uomo che ha guardato in faccia la malattia con coraggio e dignità, ha provocato dentro e fuori dal Web un grande tributo alle sue indubbie capacita. Qualcuno, però, ha un tantino esagerato. Lo hanno definito “profeta di una nuova religione”, “cristo del transumanesimo“, “messia dei nostri giorni”, Wired Italia addirittura lo ha già fatto risorgere come “eterno genio informatico”.»
Steve Jobs non è un messia, sottolinea Famiglia Cristiana. Certo, ha avuto un’indubbia capacità di predire il futuro, di essere un grande uomo carismatico, di seguire una certa ritualità, ma comunque non bisogna accostare l’esperienza religiosa alla parabola del genio di Cupertino. La cosa comunque desta curiosità, perché la Bbc ha approfondito la questione sottoponendo alcuni test neurologici a Alex Brooks, uno dei più grandi fan di Apple, nel tentativo di verificare le sue reazioni di fronte ad alcuni device made in Cupertino.
A quanto pare, le reazioni neurali rintracciate in Brooks sono paragonabili a quelle di un’esperienza mistica o comunque alle reazioni che i fedeli di una religione hanno quando si trovano davanti oggetti sacri. Pertanto, c’è chi è convinto che vi sia una certa somiglianza tra il popolo che accorre al richiamo di Apple e quello che accorre quando vi è la presenza del Papa. Ciò che è certo, è che Steve Jobs difficilmente si dimenticherà. Che sia un genio eterno o meno.