Quest’estate sono stata in Giappone, paese che si contraddistingue per essere sempre all’avanguardia dal punto di vista della tecnologia. Un giorno che mi trovavo davanti alla stazione di Shibuya, assisto a un comizio elettorale di un tizio molto infervorato che alla fine distribuisce biglietti da visita. Ne afferro uno e leggo un nome in caratteri occidentali, una serie di scritte in giapponese e poi noto un quadratino nero e bianco che mi ricorda un codice a barre, la cui funzione mi sfugge.
Nei giorni successivi noto lo stesso quadratino sulle lattine (sotto la voce relativa a un concorso, c’era la freccia verso il quadrato), sui cd, sulle riviste, nelle pubblicità cartacee e un po’ ovunque. Chiedo ad alcuni amici giapponesi e mi dicono che si tratta di un codice da leggere tramite cellulare. Decido di approfondire e scopro l’esistenza del QR code (quick response code).
Tutti i cellulari giapponesi sono dotati di un software capace di leggere questo codice, che esiste dal 1994, ma soltanto negli ultimi anni ha visto un boom nell’utilizzo come strumento di marketing.
Passando il telefonino davanti al qr code, si arriva direttamente a un sito Internet prestabilito. Probabilmente in Giappone, terra dove quasi nessuno parla Inglese e dove i problemi di spelling sono consistenti, uno strumento simile si dimostra assai apprezzato.
Ma penso che sarebbe comodo anche per noi. È vero che nei nostri PC abbiamo bookmarks, social networks e tanti altri mezzi per ricordarci le URL dei siti preferiti, ma quando siamo in giro potrebbe essere incredibilmente comodo uno strumento del genere che ti fa evitare di prendere carta e penna e segnarti l’indirizzo web di un ristorante, un agriturismo, un cinema…
Incuriosita su questo argomento mi sono imbattuta nel sempre ottimo seomoz: trovo un post che comincia evidenziando come la terza query più diffusa su GOOGLE negli USA sia Ebay, a dimostrazione del fatto che sono tanti i visitatori che non si ricordano le URL e non le memorizzano tramite bookmark.
L’articolo prosegue con alcune interessanti osservazioni sull’uso del qr code nel marketing. Innanzitutto potrebbe essere il tanto atteso anello di congiunzione fra l’online e l’offline: sarebbe finalmente possibile monitorare quante persone, dopo aver letto una pubblicità o un annuncio su carta, si collegano al sito internet relativo.
Ma potrebbe essere usato anche come strumento per aiutare un consumatore a scegliere cosa comprare: per esempio mettere un qr code su un’etichetta di un vino potrebbe fornire info su quali cibi si accompagnano meglio. Avere un qr code su un cd potrebbe permettere di scaricare gratis una suoneria per il cellulare con una di quelle canzoni (o quantomeno farne sentire un pezzetto) o far comprare i biglietti, far leggere i testi, le recensioni…
Qualcuno va persino oltre, ipotizzando uno scenario di questo tipo: un cartello stradale di google che tramite qr code invita a collegarsi a una serp dove trovare per esempio “ristorante giapponese nella città di…” dove la città viene determinata dal luogo dove si trova il cellulare in quel momento.
Fantascienza? chissà…