La rete italiana potrebbe tra pochi anni collassare? Questa nefasta profezia arriva direttamente da Stefano Parisi, AD Fastweb, secondo cui sino ad oggi la rete italiana ha retto bene, ma nel giro di 6 anni potrebbe crollare. Proprio per questo è necessario investire, ma per farlo è fondamentale creare nuovi modelli di business a sostegno degli investimenti. Parisi in particolare, punta il dito verso i social network, motori di ricerca ed aggregatori di notizie, che rappresentano la maggior parte del traffico internet mondiale.
Con un modello così costituito, queste aziende che creano continuamente nuovi contenuti, mettono in crisi la rete generando sempre più traffico mentre i provider di tutto il mondo sono costretti ad investire continuamente per aggiornare le infrastrutture. Ma se i primi guadagnano cifre ingenti, i secondi no, anzi fanno fatica a stare dietro agli investimenti.
E questi costi saliranno ancora di più, quando si migrerà alle nuove ed indispensabili reti in fibra ottica. Ma questi investimenti nelle nuove infrastrutture non si possono certo fare ne con i soldi pubblici, che non ci sono, ne con i soldi degli utenti aumentando le bollette.
Dunque che fare? Tra le righe è possibile intuire che il modello adatto sarebbe quello di far contribuire aziende come Google e Facebook, giusto per citarne alcune, che guadagnano cifre ingenti nel web, e che quindi potrebbero contribuire allo sviluppo delle reti su cui si appoggia il loro business.
Un modello, che abbiamo già visto proporre recentemente anche da Telecom Italia stessa, tramite l’AD Franco Bernabé, che aveva suggerito di far pagare ai grandi content providers una parte dello sviluppo e manutenzione della rete.