L’algoritmo di Facebook cambia ancora e stavolta introduce un fattore tempo nella considerazione di ciò che può interessare maggiormente un utente. L’ultima novità è stata annunciata dal social stesso con un post firmato da due ingegneri di Menlo Park, che si sono ispirati ai commenti raccolti in questi mesi dal sito.
Facebook si è accorto che quando un utente non clicca “mi piace”, non commenta o condivide un post non significa che quel contenuto non abbia un certo significato per lui. Sono molti i casi in cui ci si sofferma su alcuni post senza interagire in modo positivo, ad esempio quando riguardano eventi di cronaca di forte impatto. In altri casi, aggiungono Ansha Yu e Sami Tas, si può trascorrere qualche secondo in più del solito per scorrere una serie di commenti o vedere le foto di un album di post correlato ad un post che è piaciuto, e questo senza interagirvi direttamente anche se in realtà più attratti di quanto non lo si è mediamente per i tanti post a cui si concede meccanicamente un pollice in su.
Da qui la novità (ma è un termine eccessivo: questi siti hanno sempre calcolato il tempo di lettura) implementata di recente e in pieno sviluppo:
Sulla base del fatto che non si scorre velocemente un post, ma si sta sullo schermo per più tempo rispetto ad altri nelle vicinanze del News Feed, si deduce che si tratta di qualcosa che si è trovato interessante e si può iniziare a fare emergere ulteriori messaggi come quello più in alto nel News Feed. Abbiamo iniziato a implementare questa funzione e continueremo nelle prossime settimane. Ci aspettiamo cambiamenti significativi nella distribuzione del News Feed grazie a questo aggiornamento.
News Feed come il rank di Google
C’è stato un momento preciso nella storia del social network nel quale le esigenze di personalizzazione e quelle di monetizzazione della pagine delle Notizie sono collimate: il principio di una reach proporzionata alla possibilità reale di un utente medio di Facebook di consumare contenuti si è accordato con la classica seconda fase dei grandi siti web globali, cioè fare del ranking un valore in sé. Come per Google, anche su Facebook i primi risultati delle Notizie sono quelli più letti, dunque tutto si gioca nell’essere in quegli spazi. A pagamento con le pagine brand, da inserzionisti oppure – lato utenti – ripulendo l’home page dai contenuti di scarsa qualità. Al contrario dei risultati di un motore di ricerca, però, Facebook deve pensare ai contenuti postati dagli amici, da tutti gli altri e dagli inserzionisti ed equilibrarli in maniera più editoriale.
Per questa ragione nell’ultimo anno ha più volte annunciato aggiustamenti al News Feed mettendo le più complesse dinamiche di interazione, simili a quelle pubblicitarie e del commercio elettronico. Consapevole che non può garantire che il 100% dei post pubblicati dagli amici siano visti – quando mediamente ognuno ha centinaia se non migliaia di amici – e che ha abbassato questa visibilità a uno stringatissimo 5%, Facebook deve convincere gli iscritti che quel 5% che si vede non è tutto, certo, ma tutto quel che conta, tagliato su misura sui loro reali interessi. Senza dimenticare ovviamente anche i propri.