Si ricorderà di certo la vicenda che, lo scorso anno, ha tenuto per diverse settimane contrapposti l’FBI e Cupertino, in merito allo sblocco di un iPhone appartenuto a un attentatore di San Bernardino. L’agenzia governativa statunitense, dinnanzi al diniego di Apple, è riuscita in modo autonomo a sbloccare il device. Questa operazione, tuttavia, pare si sia rivelata particolarmente costosa: ben 900.000 dollari. A suggerirlo è una senatrice statunitense, sebbene non siano al momento giunte conferme in merito.
La vicenda è ormai ben nota, nonché fortunatamente risolta. A seguito del sequestro di un iPhone 5C appartenuto a un attentatore di San Bernardino, l’FBI ha chiesto l’aiuto di Apple per sbloccare il device e accedere ai suoi contenuti. Un’operazione non possibile da parte di Cupertino, poiché da iOS 8 l’azienda sfrutta un sistema di codifica end-to-end di cui la stessa non detiene le chiavi. In altre parole, nemmeno Apple può accedere alle conversazioni e ai file privati memorizzati su un dispositivo mobile a marchio mela.
La questione ha portato a una fitta contrapposizione tra l’agenzia governativa e il gruppo californiano, con Tim Cook pronto a spiegare le ragioni del diniego: la creazione di una sorta di backdoor per lo smartphone, nel tentativo di superare le protezioni tipiche di iOS, avrebbe potenzialmente messo a rischio la privacy di milioni di utenti in tutto il mondo. Una scelta, quella di Apple, supportata anche da molti altri big del settore dell’elettronica e dei servizi online, da Google a Facebook, passando per tanti altri ancora. L’FBI, di conseguenza, ha deciso di procedere autonomamente allo sblocco dello smartphone, rivolgendosi a esperti di terze parti.
A un anno di distanza, nel corso di una seduta presso il Senate Judiciary Committee, la senatrice Dianne Feinstein ha lasciato intendere la cifra spesa dall’FBI per avere accesso ai file salvati sul dispositivo: ben 900.000 dollari. A riportarlo è BusinessInsider, sebbene un portavoce della stessa senatrice non abbia voluto commentare oltre la dichiarazione, senza spiegare se la cifra addotta sia effettiva o, ancora, una semplice stima. A oggi, non è noto il nome degli esperti a cui l’agenzia si sarebbe affidata per sbloccare lo smartphone in questione.