A sorpresa, l’FBI ha pubblicato online un dossier di 191 pagine su Steve Jobs, l’ex amministratore delegato di Apple scomparso l’ottobre scorso dopo una lunga malattia. A quanto pare la polizia federale degli Stati Uniti ha indagato sul padre di concept quali i vari iPhone e iPad nel 1985, quando si temevano attacchi bomba alla sede Apple, e nel 1991, anno in cui si parlava di un suo possibile insediamento nei piani alti del governo Bush. La richiesta, contrassegnata come “urgente”, mirava nel dettaglio alla sua occupazione professionale dopo l’uscita da Cupertino e alla sua famiglia.
La lunghezza del documento non permette chiaramente al momento di scoprire tutte le informazioni raccolte dall’FBI nel corso dell’indagine, ma una prima analisi ha presto consentito di estrapolare i primi interessanti dettagli su quanto contenuto del documento. In particolare, la polizia federale metteva in dubbio l’onesta di Jobs il quale, secondo gli investigatori, manipolava continuamente la realtà a proprio uso e consumo pur di raggiungere i suoi obiettivi. L’iCEO era praticamente assiduo nel distorcere presente e passato pur di convincere il suo interlocutore, caratteristica che gli è comunque tornata estremamente utile nella sua qualità di abile “persuasore” sul mercato.
Il dossier, almeno da quanto trapelato, si concentra anche sul rapporto con la madre della prima figlia, la quale non riceveva alcun supporto da Steve Jobs nei primi tempi salvo quest’ultimo cambiare idea e approcci con il passare del tempo. Una maturazione mentale che giunse anche per quanto concerne l’abuso di droghe in età adolescenziale: l’FBI fa notare infatti come dagli anni ’80 in poi, Jobs si contraddistinse per uno stile di vita ineccepibile e salutare. Il cambiamento riflette per molti versi quanto indicato nella sua biografia, ove l’incontro con le religioni orientali è indicato come una svolta decisiva nel modo di intendere e vivere la vita del guru di Cupertino.
Le opinioni raccolte nel documento fanno riferimento a numerose interviste tenute con vari dipendenti, colleghi ed amici dell’iCEO. Variegate le opinioni, ma tendenzialmente positive: un forte impegno ed una forte dedizione al lavoro sarebbero le caratteristiche dominanti emerse e viste universalmente come il motivo primo del suo successo. Tutto ciò si accompagna a dubbi legati ai primi anni della sua carriera, anni difficili tanto per Jobs quanto per una intera generazione. La storia scritta dall’FBI è però quella scritta nella sua biografia: una crescita continua, con dubbi morali che si dipanano ed una condotta che si fa sempre più lineare. Causa e conseguenza, allo stesso tempo, di un successo indiscutibile.