L’FBI ha ripetutamente gonfiato il numero di dispositivi a cui non ha avuto la possibilità accedere a causa della crittografia, implementata dai produttori in modo sempre più efficace. Lo rivela un nuovo rapporto diramato dal Washington Post, spiegando che mentre l’agenzia statunitense ha continuamente affermato di non esser riuscita a entrare in 7800 device per le indagini federali, il numero effettivo sarebbe stato di molto inferiore.
Nello specifico, come spiega il report il direttore della Federal Bureau Investigation Christopher A. Wray ha parlato di 7800 dispositivi non sbloccabili a causa della crittografia diverse volte negli ultimi sette mesi. Il numero reale di dispositivi rientra però tra le 1000 e le 2000 unità. Anzi, una stima più precisa parla di soli 1200 dispositivi. Dopo la pubblicazione l’FBI si è affrettata a dichiarare di aver scoperto l’errore per la prima volta circa un mese fa e di non avere ancora a portata di mano un conteggio accurato di quanti telefoni crittografati ha ricevuto come parte delle indagini penali lo scorso anno.
«La valutazione iniziale dell’FBI è che gli errori di programmazione hanno portato a un significativo conteggio eccessivo dei dispositivi mobili segnalati», ha detto l’agenzia investigativa in una dichiarazione fornita nelle scorse ore, sottolineando che il problema è derivato dall’uso di tre distinti database che hanno conteggiato gli stessi smartphone più volte.
La rivelazione circa l’errore sui conteggi arriva in un momento difficile per l’FBI, la cui credibilità viene messa in dubbio dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump e dai suoi sostenitori come conseguenza delle continue indagini che sta effettuando sull’eventualità che qualche collaboratore del presidente abbia aiutato la Russia a interferire con le elezioni del 2016. Il problema sulla questione dei dispositivi crittografati è che l’FBI ha ripetutamente utilizzato il numero gonfiato per criticare Apple e altri produttori di smartphone, colpevoli a suo parere di non volerla aiutare nel facilitare lo sblocco di tali device e di consentire ai criminali di rafforzare le protezioni sulla privacy che non si possono aggirare.
Nonostante gli errori sui conteggi, l’FBI ha affermato che la problematica, definita come “Going Dark“:
rimane un problema serio per l’FBI, così come per altri partner federali, statali, locali e internazionali… L’FBI continuerà a perseguire una soluzione che assicuri che le forze dell’ordine possano accedere alle prove di attività criminali con un’autorità legale appropriata.
Come esplicato dal Washington Post, l’ammissione dell’FBI rischia di alimentare ulteriori critiche da parte di legislatori, difensori della privacy e aziende tecnologiche, e ostacolare gli sforzi pubblici dell’ufficio per affrontare i problemi scaturiti in tal senso dalla crittografia, che come a lungo sostenuto dall’agenzia «lascia il paese e i suoi cittadini meno al sicuro».