L’FBI ne è certo: gli Stati Uniti sono oltremodo deboli e vulnerabili in relazione all’integrità delle proprie strutture informatiche ed una eventuale cyberguerra non potrebbe che concretizzare i pericolo che già oggi sono del tutto evidenti. L’allarme è lanciato in occasione di un incontro (FOSE 2010, Technology Solution for the Business of Government) nel quale a parlare è Steven Chabinsky, responsabile della cyber division della Federal Bureau of Investigation.
Quelle di Chabinsky sono parole circostanziate e chiare: non una accusa generale, ma una ferma convinzione. «I pericoli cyber possono essere pericoli esistenziali, cioè possono mettere in discussione l’esistenza del nostro paese o alterare significativamente il nostro potenziale nazionale. Il modo in cui affronteremo questa sfida determinerà se i migliori giorni della nostra nazione sono davanti o dietro di noi». L’FBI non intende insomma attendere oltre: la situazione va presa in seria considerazione fin da subito.
Chabinsky approfondisce ulteriormente la propria analisi esprimendo un concetto molto forte: «Sono convinto che con abbastanza tempo, abbastanza motivazioni ed abbastanza denaro, un avversario determinato sarà sempre, sempre, in grado di penetrare il sistema preso di mira». L’FBI sarebbe già oggi quotidianamente alle prese con attacchi provenienti dall’estero «a volte allo scopo di minare la stabilità delle nostre strutture governative». Economia, politica ed equilibri internazionali, un pericoloso mix che il mondo informatico potrebbe non essere più in grado di gestire a lungo.
Dai federali giunge una chiamata alla collaborazione: chi ha sperimentato intrusioni denunci l’accaduto ed aiuti così gli esperti ad identificare l’accaduto e studiare eventuali contromosse. Si tratta di una vera e propria «responsabilità civile», un dovere nei confronti della comunità e della nazione di appartenenza. Una volta identificato il male, occorre però anche avere gli strumenti per arginarlo. In tal senso l’FBI si sente con le mani legate, perciò avanza una proposta: trovare il modo per far sì che eventuali sistemi infetti o violati possano essere isolati dal resto del network. Così facendo si porrebbe fine alla viralità di un eventuale attacco, riducendo i pericoli relativi incontrati ed abbassando in termini assoluti il grado di pericolo che gli USA sono costretti ad affrontare.
L’intervento dell’FBI giunge nelle stesse ore in cui Google ricorda gli attacchi subiti in Cina, iniziati peraltro quando Baidu reclamava quelli provenienti dall’Iran e quando tutti i maggiori browser in uso ammettono varie vulnerabilità prima di un apposito contest da cui ne emergeranno di ulteriori. Quella che descrive l’FBI sembra insomma la scoperta dell’acqua calda, ma è un qualcosa che per inerte comodità troppo spesso viene superficialmente ignorato.