FCA verserà nelle casse di Tesla ben 1,8 miliardi di euro. Trattasi di una cifra iperbolica che, però, non centra nulla con eventuali partnership o fusioni. FCA ha infatti bisogno di Tesla per poter rientrare nei limiti di emissione di CO2 imposti dal regolamento europeo. Proprio per questo, FCA acquisterà dall’azienda di Elon Musk dei “crediti verdi”. La notizia arriva dal Financial Times che è la stessa fonte che aveva rivelato, ad inizio aprile, dell’accordo tra le due aziende automobilistiche. Allora, però, le cifre in gioco sembravano molto differenti.
Il regolamento europeo sui valori di emissione di CO2 di una flotta di autovetture di un costruttore prevede che il limite medio sia fissato a 95 grammi/km. Un limite che FCA non rispetterebbe e proprio per questo ha bisogno di comprare dei “crediti” da chi rispetta ampiamente questo limite. Un meccanismo che ricorda quello del mercato dell’energia elettrica e che è accettato dall’Unione Europea.
I costruttori che non rientrano nel limite possono quindi acquistare dei “crediti verdi” da chi rientra nei parametri per abbassare virtualmente il loro valore medio di emissione di CO2 e per evitare di incorrere in sanzioni. Per scongiurare il rischio di multe dall’Unione Europea, FCA quindi dovrà mettere mano al portafogli e pagare a Tesla ben 1,8 miliardi di euro per acquistare i suoi “crediti verdi”.
Grazie a questa dispendiosa manovra, FCA eviterà multe. Nel 2020, FCA acquisterà crediti per coprire l’80% del suo deficit. Nel 2021, con l’arrivo dei primi modelli elettrici, i crediti di Tesla andranno a coprire solo il 15% del deficit di FCA.
Una scelta che mette in evidenza, purtroppo, il ritardo in cui si trova FCA nel settore della mobilità elettrica. Un ritardo che fatica a colmare se è vero che solo nel 2021 arriveranno i primi modelli plug-in ed elettrici. Nel frattempo, però, i suoi più diretti rivali saranno andati molto più avanti. Si pensi, per esempio, a Volkswagen che tra un paio di giorni darà il via ai preordini della sua ID, un’auto elettrica pensata per le masse che potenzialmente potrebbe stravolgere il mercato delle auto a batteria.